La cartolina le origini la storia
Il 1° ottobre 2019 la cartolina ha compiuto 150 anni. A idearla, un giovane professore di economia di Klagenfurt (Carinzia), Emanuel Alexander Herrmann.
Testo di Cristina Zerbi in Rivista MERIDIANI MONTAGNE
Una diligenza postale austriaca della metà dell’Ottocento in una stampa conservata al Museo dei Tasso e della storia postale, a Camerata Cornello (Bg). Il postiglione suonava il corno postale (a fronte, un esemplare del 1866 della città di Brno, nell’attuale Repubblica Ceca) per avvisare che la diligenza con il suo prezioso carico stava arrivando o partendo per la stazione successiva.
Nella sua fortunata rubrica su Repubblica, il cui titolo richiama un grande successo di Nicola Di Bari, “La prima cosa bella di martedì 6 agosto 2019…” scrive Gabriele Romagnoli “…è la cartolina”. Quattro sillabe che suonano di reperto archeologico. “Nell’estate ’19” continua Romagnoli “si mandano solo selfie. Il paesaggio sei tu. Se gli va bene, faraglioni e vette fanno da sfondo. La Gioconda, in fila. Quattro invii al minuto […]. Testi veloci e misteriosi: #picofthenow, myfun, tdt. Nessuna fatica”. Spedire una cartolina, invece, era (ed è) un’operazione che richiedeva un discreto dispendio di energie, fisiche e intellettuali.
Alcuni francobolli celebrativi in cui si riconoscono Emanuel Alexander Herrmann (a fronte, un suo ritratto), l’osservatorio astronomico in cima al Sonnblick (3106 m) e la celebre GroBglockner HochalpenstraRe. In orìgine, la cartolina ideata da Herrmann (la Correspondenz-Karte, a fronte) era preaffrancata.
Innanzitutto si doveva fare la lista degli “aventi diritto”, e guai a dimenticarsi qualcuno. Poi bisognava sceglierle, ma mica tutte uguali (altro che selfie sparati alla rubrica del cellulare, che diamine!). Fatto l’acquisto, era il momento di scervellarsi sul messaggio, da scrivere in bella calligrafia e senza possibilità di errore per evitare odiose cancellature.
Infine, appiccicato il francobollo (per questa operazione i più attrezzati disponevano di un’apposita spugnetta imbevuta d’acqua), si partiva con il prezioso bottino alla ricerca della cassetta postale per imbucarle. Ripartire senza aver spedito le cartoline a parenti, amici e conoscenti era impensabile perché, anche se “probabilmente non se ne sente la mancanza” scrive ancora Romagnoli, “non mandavi un saluto, mandavi un impegno. La differenza c’era”. Eh già! E forse ancora c’è, perché nonostante l’innegabile declino, gli espositori di cartoline abbondano ancora in tutte le località turistiche, come a ricordarci che un’alternativa all’algido selfie è sempre possibile. Ma come è iniziato tutto ciò?
Quando si dice “un paesaggio da cartolina”: il rilassante verde della Mólltal, con il campanile della chiesa di St. Vinzenz, nel paese di Heiligenblut, che sale verso la vetta del GroBglockner, scintillante nel cielo blu. In basso, un ritratto di Heinrich von Stephan (1831-1897).
Un tweet ante litteram
Era il 1869 quando un distinto signore, con lunghi baffi attorcigliati sulle punte come usava allora, e un paio di leggeri occhialini tondi dalla montatura in metallo, pubblicò sul quotidiano austriaco Neue Freie Presse del 26 gennaio un articolo in cui auspicava l’utilizzo dell’economica Offenes Post-blatt, una cartolina postale preaffrancata, con una tariffa più bassa rispetto alle tradizionali lettere.
Una novità che avrebbe aumentato il volume dei traffici postali e quindi anche i guadagni. Il suo nome era Emanuel Alexander Herrmann, ed era il figlio del capitano distrettuale di Klagenfurt.
Nato nel capoluogo carinziano nel 1839, laureatosi in economia all’Università di Vienna, herr
Herrmann era professore alla Theresianische Militarakademie di Wiener Neustadt, l’accademia
militare fondata dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria alla metà del Settecento, e per vent’anni insegnò anche alla Technische Hochschule, oggi Technische Universitàt Wien (l’Università di Tecnologia di Vienna).
La sua idea consisteva nel realizzare un cartoncino, delle dimensioni di una busta da lettera (8,5 x 12,2 cm), bianco da un lato e stampato dall’altro, preaffrancato con un francobollo a tariffa decisamente inferiore rispetto a quella in uso per la normale corrispondenza: due kreuzer contro i cinque del francobollo da lettera. Unico vincolo, come in una sorta di tweet ante litteram, non si potevano scrivere più di venti parole, destinatario, indirizzo e firma del mittente compresi.
L’idea di von Stephan
A onor del vero, ma la questione rimane controversa, un’idea simile era già venuta a un brillante funzionario delle poste prussiane: Heinrich von Stephan (1831-1897) che ne parlò, in occasione di una conferenza organizzata dalle Poste, a Karlsruhe nel 1865. Gli austriaci non smentiscono, ma precisano che la cartolina proposta da von Stephan in realtà non era altro che un foglio di carta (simile a un vaglia postale) di dimensioni ridotte, reperibile negli uffici postali, ma con un’affrancatura pari a quella delle normali lettere.
Dunque dove stava la convenienza? Dal canto suo, anche von Stephan non reclamò mai la paternità dell’idea. Del resto le soddisfazioni professionali certo non gli mancarono: nel 1870 fu nominato direttore generale delle Poste dell’Impero tedesco e nel 1874 sarà l’artefice della nascita dell’Unione postale universale, avvenuta durante l’International Postal Conference di Berna, in Svizzera.
Un grande successo
L’idea della cartolina postale suggerita da Herrmann piacque molto all’allora direttore generale delle poste asburgiche, e già a settembre sul Bollettino delle leggi dell’impero apparve l’ordinanza del ministero del Commercio per l’introduzione della Correspondenz-Karte, com’era stata battezzata. Ne erano previste due versioni, una per ciascuno dei regni del neonato Impero austro-ungarico (1867): con l’aquila bicipite per il territorio austriaco e con la corona di santo Stefano per il Regno d’Ungheria. La prima Correspondenz-Karte venne emessa il 1° ottobre 1869. E fu subito un successone: nel solo primo mese vennero spedite poco meno di un milione e mezzo di cartoline (1,4 per l’esattezza).
L’effetto domino fu istantaneo e sorprendente: nel 1870 anche Germania. Regno Unito e Svizzera iniziarono a emettere cartoline postali. Seguirono Belgio, Danimarca, Finlandia, Olanda e Canada (1871); fu poi la volta di Norvegia, Russia e Stati Uniti (1872) e così via… In Italia la prima cartolina postale venne emessa il 1° gennaio 1874, e il suo costo era di 10 centesimi di lira.
Sopra, l’edificio che ospitò la prima sede dell’Unione postale universale. Qui a sinistra, una cartolina postale raffigurante Mallnitz, ai piedi degli Alti Tauri. Emanuel Alexander Herrmann (1839-1902).
Oltre i confini nazionali
Nella lunga storia della cartolina c’è un’altra data che merita di essere ricordata, perché da quel momento ne venne ammessa la circolazione a livello internazionale (prima poteva viaggiare solo entro i confini dello Stato di emissione).
È il 9 ottobre 1874. Dopo aver completato con successo la riforma postale del suo Paese, von Stephan iniziò a guardare oltre i confini dell’Impero tedesco e, dietro suo suggerimento, il 15 settembre 1874 fu organizzata un’importante conferenza internazionale che portò alla stesura del Trattato di Berna – firmato da 22 Paesi e siglato nella cittadina svizzera, appunto, il 9 ottobre 1874 – e alla nascita dell’Unione postale generale, embrione dell’attuale Unione postale universale. Da allora, il 9 ottobre di ogni anno si celebra la Giornata mondiale della posta.
Promozione turistica
In un secolo e mezzo la cartolina ne ha fatta di strada. Dapprima solo scritta, poi decorata, illustrata e infine vera e propria fotografia da spedire. Dagli anni Settanta dell’Ottocento, in alcuni Paesi europei fu consentito anche ai privati di stampare cartoline; in questo caso, però, venivano affrancate con normali francobolli, alle tariffe vigenti nei singoli Paesi.
Il passaggio alle immagini fotocromatiche (prima si coloravano a mano) si deve al litografo svizzero Hans Jakob Schmid (1856-1924), che mise a punto un procedimento che gli valse una medaglia d’oro all’Esposizione universale di Parigi del 1890. Inoltre fu proprio la Svizzera il primo Paese a utilizzare la cartolina come mezzo di promozione turistica.
Un fenomeno in rapidissima espansione, tanto che nel 1913, nella sola Confederazione elvetica, furono vendute, come documentato dal Museo della comunicazione di Berlino, la bellezza di 112 milioni di cartoline! Passo dopo passo, la cartolina ha così smesso i panni del “supporto” per stringate comunicazioni e indossato quelli della messaggera di emozioni e sentimenti. Feticcio amatissimo dai collezionisti, con il tempo ha dato una forma allo stereotipo della bellezza paesaggistica: “da cartolina”.
Un parco per Herrmann
Seppur in numero più esiguo, oggi c’è ancora chi si prende la briga di scegliere, affrancare e spedire cartoline, nonostante WhatsApp, Facebook, Instagram e siti come Postcrossing.com, attraverso il quale mandare cartoline a perfetti sconosciuti (!), o applicazioni come Postcard on thè Run, che consente di scattare e personalizzare fotografie, farle stampare e inviarle ovunque nel mondo.
E che ne è stato di Emanuel Alexander Herrmann? Morto nel 1902, è eternato su una lapide nel cimitero di Meidling, a Vienna, come “Der Erfinder der Postkarte”, ovvero l’”inventore della cartolina postale”. Sempre in suo onore, a Vienna è stata recuperata un’area da tempo incolta, divenuta uno dei luoghi di ritrovo estivi più amati dai viennesi: un animato bar, una spiaggia dove crogiolarsi al sole, le tranquille acque del Donaukanal (ramo del Danubio) che scorrono silenziose. Anche questa, un’immagine da Vienna non ha dimenticato l’inventore delle cartoline, carinziano di origini, ma a lungo docente alla Technische Universitàt Wien: a sinistra. lo Strandbar Herrmann, all’interno dell’Herrmannpark, frequentato ritrovo estivo sulle sponde del Donaukanal. Sotto, la lapide sulla tomba di Emanuel Alexander Herrmann nel cimitero di Meidling, nella capitale austriaca. La prima frase lo qualifica come “l’inventore della cartolina”.