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La potatura – Il manuale secondo natura

Potatura manuale pratico FINALITÀ E TECNICHE

Nella maggior parte dei casi, la potatura effettuata da un appassionato di giardinaggio riguarda la manutenzione di piante già formate in vivaio, ma può capitare di allevare un arbusto, o anche un albero, ottenuto da talea o da seme. Allo stesso modo, anche se è opportuno lasciare gli interventi sugli alberi di grandi dimensioni ai professionisti, poiché richiedono attrezzature particolari e impongono rischi da non sottovalutare, è comunque utile avere un’idea di quali siano le tecniche di intervento corrette.

In questo capitolo si forniranno pertanto le principali informazioni riguardanti la potatura di alberi, arbusti, rampicanti e siepi, di piante giovani e adulte.
I principi che devono ispirare le cesoie del giardiniere siano sempre: “una pianta ben potata è una pianta bella e sana” e “una potatura ben eseguita non si deve quasi notare”.

da Potatura secondo Natura manuale pratico di M.Lombardi – C. Serra Zanetti FABBRI EDITORI

LA FILOSOFIA DELLA POTATURA DI UN ALBERO

Table of Contents

un esemplare isolato di Liriodendron tulipifera non avrà bisogno di particolari interventi di potatura.

Gli alberi non vanno necessariamente potati: lo scopo della loro potatura infatti è di formare o conservare, se occorre, un esemplare che rappresenti nella misura più completa possibile le caratteristiche proprie alla specie cui appartiene.

Poiché non è possibile elencare in questo articolo tutti gli alberi con le loro esigenze, dimensioni e differenze di foggia e portamento, a volte considerevoli, si è scelto di trattare soltanto i generi e le specie più importanti, elencati nei cataloghi dei migliori vivaisti italiani.
Si precisano, in particolare, in quale modo il fusto principale si ramifica per formare a maturità la chioma (se essenzialmente a getto centrale dominante o a chioma ramificata), cosa che consente di evitare potature errate sia in fase di allevamento sia in seguito. La chioma di alberi appartenenti alla stessa specie può presentare differenze di forma considerevoli a seconda di vari fattori quali la neve, il vento, la disomogenea esposizione al sole a seguito dell’allevamento in filaci, boschetti o come esemplari isolati. Ciò che non cambia, e che non deve essere mai modificato dalla potatura, è lo schema di crescita dei rami principali a partire dal tronco. Ogni intervento deve infatti limitarsi a favorire e aiutare il naturale evolversi della pianta dalla forma giovanile alla forma matura, evitando difetti che potrebbero rivelarsi, in seguito, molto dannosi.

crescere in forte pendenza non ha impedito al piccolo albero di sviluppare una ricca chioma, sostenuta da forti radici.

Questa maturazione viene accompagnata in natura da una auto-potatura dell’albero che fa seccare e cadere i rami inferiori del fusto e delle branche principali. I rami lasciati seccare e cadere possono essere lunghi a volte anche 60-100 cm e avere quattro-sei anni di età, ma il loro diametro alla base non supera mai i 3-5 cm e quindi le superfici di distacco sono ridotte e facilmente isolabili dalla pianta.

Si specificano inoltre i generi che, come gli altri, non richiedono potature particolari, ma possono essere sottoposti a tagli regolari per creare alberate, grandi siepi formati o topiari. Se occorrono ulteriori informazioni su esigenze colturali, dimensioni e forma di specie e varietà più rare si consiglia la lettura dei testi indicati qui sotto.
Manuali di base:
• Selezione dal Reader’s Digest, il grande libro dei fiori e delle piante, Enciclopedia pratica.
• Istituto Geografico De Agostini, Riconoscere gli alberi, R. Phillips. Manuali di approfondimento:
• H/lliers’ Manual of Trees& Shrubs, Hillier and Sons.
• G. Krussmann, Manual of cultivated Broad-Leaved Trees & Shrubs, Batsford.

ARBUSTI: EQUILIBRIO TRA NATURA E ORNAMENTO

Anche gli arbusti possono non essere potati, ma facendolo se ne accentuano le caratteristiche ornamentali. Importante è trovare la giusta misura tra fiore e vegetazione.
Un’accorta ma non eccessiva potatura ha favorito la ricca fioritura delle rose e, qui sopra, del Ceanothus.

Altro fine della potatura è conservare il portamento caratteristico di ciascuna specie e trovare l’equilibrio nella forma dell’arbusto, favorendo lo sviluppo di rami di vigoria pressocché uguale.
In presenza di un portamento piuttosto disordinato è necessario, in primo luogo, verificare che esso non sia conseguenza di una erronea esposizione: in questo caso il miglior intervento sarà, semplicemente, ricollocare la pianta dove possa ricevere la giusta quantità dì sole in ogni sua parte.

Se l’esposizione è corretta, invece, si interviene con adeguate concimazioni e innaffiature, ma soprattutto con la potatura, cercando di indurre la crescita di una chioma ben bilanciata. Si ottiene questo risultato accorciando drasticamente a una, due o tre gemme i rami più deboli per stimolarne una vigorosa ricrescita e, al contrario, accorciando di due o tre gemme soltanto i rami più vigorosi e sviluppati, per non accentuarne il rigoglio. Con la potatura si cerca inoltre di conservare soltanto i getti più giovani, solitamente più produttivi.
Ultimo, ma non meno importante scopo della potatura, è la salvaguardia della salute della pianta.

POTATURA DI ALBERI, ARBUSTI E RAMPICANTI

Alloro (Laurus nobilis)

L’intensità e il tipo degli interventi variano con la specie e l’obiettivo che ci si prefigge dalla loro coltivazione.

POTATURA DI FORMAZIONE

La potatura di formazione o allevamento riguarda le piante molto giovani, in generale comprese tra i due-quattro fino ai dieci anni di età, a seconda che si tratti di arbusti e rampicanti o alberi. Deve correggere le eventuali malformazioni presenti, allo scopo di dirigere la crescita e formare un’impalcatura vigorosa e regolare eliminando tutti i rami mal disposti, troppo ravvicinati, inseriti con angolo troppo acuto e con corteccia inclusa, e i getti terminali biforcati. In presenza di tali difetti la potatura è di fondamentale importanza, poiché le piante giovani sono assai più plasmabili, ricche di energie dì riserva e quindi veloci a reagire ai tagli, che inoltre interessano superfici minori. Se bene eseguita, limita notevolemente la necessità di interventi successivi.

POTATURA ALL’IMPIANTO

La potatura all’impianto riguarda solamente le radici delle piante a radice nuda. Sulla base delle recenti acquisizioni scientìfiche si ritiene invece inutile, se non dannoso, il raccorcìamento della chioma degli alberi subito dopo il trapianto, in quanto sottrae loro preziose energie di riserva. Si eliminano solo i rami eventualmente danneggiati.

POTATURA DOPO IL TRAPIANTO

La potatura dopo il trapianto è giustificata solo su rampicanti e arbusti (per esempio da siepe) per favorirne, se necessaria, una ricca ramificazione basale. A seconda del tipo di sviluppo e del vigore di ciascuna specie e varietà, è più o meno intensa, come verrà illustrato nel capitolo successivo.

POTATURA DI RIMONDA O PULIZIA

La potatura di rimonda o pulizia indica l’insieme di tutti gli interventi praticati alle piante legnose, per conservarne salute, vigore e un’estetica naturale, La sua frequenza e intensità variano con specie, Varietà, obiettivo. La si i solitamente l’inverno, perlomeno nei climi freddi, ma può essere eseguita ogni qualvolta sia necessaria, per eliminare, tagliandoli dalla base, i rami secchi o danneggiati, in quest’ultimo caso possibilmente in riposo vegetativo.
Per evitare problemi futuri si eliminano inoltre i rami deboli, disordinati, affastellati, i getti terminali in competizione, getti che presumibilmente possono in seguito ostacolare il passaggio o raggiungere cavi e tettoie soprastanti. Si eliminano inoltre i polloni e i succhioni, preferibilmente dopo il primo rigoglio primaverile o in inverno; se però si tratta di succhioni formatisi dal portainnesto, più vigoroso della varietà innestata, è consigliabile eliminarli non appena compaiono. Vanno tagliati subito anche gli eventuali getti con foglie interamente verdi nelle varietà colorate o variegate.


Arbusti sempreverdi da potare raramente. Cime codominanti che crescono parallele con corteccia inclusa; per evitare scosciamenti vengono ancorate con tiranti metallici.

POTATURA DI MANTENIMENTO

La potatura di mantenimento può essere inutile, intensa o regolare, a seconda della specie, del tipo di crescita e fioritura, della maturazione della pianta e della situazione. Può infatti essere necessario diradare la chioma per aprirne il centro e permettere a luce e aria di circolare liberamente, incentivare la fioritura e mantenere giovane la vegetazione. Talvolta anche a ridurla armoniosamente o ad alzarla, se ostacola il passaggio di persone o mezzi. Può essere eseguita durante il riposo o in vegetazione, nel qual caso, come negli alberi da frutto, è detta “potatura verde”.

POTATURA DI RINNOVO

La potatura di rinnovo si pratica sugli arbusti, le siepi e i rampicanti trascurati e lasciati crescere disordinatamente, oppure semplicemente invecchiati, per ringiovanirli. Consiste nel tagliare molto severamente parte della vegetazione.
È più conveniente farlo lentamente, tagliandone una porzione limitata ogni anno, per non sforzare la pianta, piuttosto che in una volta sola.


Viburnum Tinus Buxus sempervirens Camellia Japonica

POTARE UN ALBERO

un bel esemplare di Carpinus betulus ‘Fastigiata’,

QUANDO POTARE UN ALBERO

Contrariamente a quanto si crede, l’inverno non è l’unica stagione in cui si pota: se necessario, si può infatti intervenire quasi sempre, tranne che, nelle latifoglie, alla schiusura delle gemme e alla caduta della foglie, momenti durante i quali le piante sono già sottoposte a grossi sforzi. L’autunno è inoltre particolarmente pericoloso per l’elevata presenza di spore fungine, che potrebbero facilmente penetrare nei tessuti attraverso i tagli. I sempreverdi, invece, possono essere potati quasi sempre. Tagliandoli in primavera, però, ricacceranno più velocemente che intervenendo in estate.

Per tutte non sono inoltre indicati i periodi di gelo, il quale può provocare fessurazioni e spaccature in corrispondenza delle superfici di taglio. Da evitare, anche, nelle zone soggette a gelate precoci, la potatura di fine estate, che stimolerebbe l’emissione di nuovi getti, ancora teneri al sopraggiungere del freddo.

Le piante come acero, betulla, carpino, castagno e vite, caratterizzate da una forte pressione linfatica, in particolare, non vanno potate in coincidenza della ripresa vegetativa (ovvero quando sono “in succhio”), poiché emetterebbero dai tagli grandi quantitativi di linfa, rallentando l’isolamento delle ferite e perdendo sostanze di riserva.

In definitiva, l’epoca più indicata dipende soprattutto dall’obiettivo che si vuole raggiungere, e dal tipo di clima: la potatura invernale è adatta soprattutto a eliminare la vegetazione supeflua e a intervenire sull’impalcatura. La potatura prima della ripresa vegetativa stimola, nelle piante, l’emissione di numerosi nuovi getti.

Potando in autunno, tale ripresa sarà più veloce, ma, nel caso ‘inverno decorra poco freddo, può anche essere anticipata, con il risultato di esporre i giovani getti a successivi letali abbassamenti di temperatura. Potando a fine inverno, poco prima della ripresa vegetativa si evita questo pericolo, ma le piante possono essere più lente a vegetare e fiorire: sarà l’esperienza, in ogni singola situazione, a suggerire il periodo migliore.

Se invece si cerca di reprimere il vigore, per esempio per regolare una siepe formale o eliminare i succhioni, si interviene da primavera a fine estate, a seconda della specie. La potatura estiva (o potatura verde), infatti, deprime lo sviluppo della vegetazione: è perciò utile per le piante troppo vigorose e su quelle da frutto. Per meli e ciliegi ornamentali e per i sempreverdi da fiore conviene inoltre attendere la fine della fioritura, qualunque sia lo scopo prefissato, per non comprometterne lo splendore. La pulizia del seccume e l’eliminazione di un ramo lesionato o pericolante vanno invece eseguite in qualsiasi periodo dell’anno. Sbagliare l’epoca di potatura, comunque, non danneggia la pianta: si riduce, infatti, e solo temporaneamente, la crescita e la produzione di fiori e frutti.

COME POTARE UN ALBERO

Potare correttamente un albero significa innanzi tutto rispettarne la forma e il portamento naturale, per favorire la formazione di un’impalcatura armoniosa, priva di punti di debolezza, nella quale aria e luce possano circolare lìberamente. Si potano soprattutto, gli alberi giovani, per correggere o impostare l’impalcatura, e talvolta gli alberi adulti, per ridurre la massa della chioma o eliminare branche pericolose ed evitare problemi meccanici.

-TEMPESTIVITA’ E SALUTE-

E sempre preferibile, per quanto già detto a proposito della compartimentazione delle ferite, intervenire su piante e rami giovani piuttosto che adulti; in questi ultimi l’asportazione di una grande massa fogliare e legnosa e l’apertura di estese ferite, conseguenti alla potatura, è giustificata solo dalla necessità di evitare danni peggiori, anche alla pianta stessa, qualora vi fossero branche danneggiate o instabili.
Gli interventi devono comunque essere programmati nel tempo, tenendo conto che prima si elimina ciò che può essere dannoso e meglio è. Sulla frequenza e l’intensità dei tagli non si può dare una regola precisa, in quanto ogni albero è diverso dagli altri, ma in linea di massima si può dire che è necessario intervenire, in media, ogni anno su piante fino a cinque anni di età; ogni due anni su piante tra i cinque e i dieci anni di età; solo quando vi è perìcolo reale per la stabilità su piante dai dieci anni in avanti.

COME POTARE IL RAMO DI UN ALBERO

Il taglio B è corretto, mentre A è troppo a filo del tronco e C lascia un moncone.

I rami si tagliano a partire dalla loro inserzione sul tronco o su un altro ramo; è invece scorretto tagliarli in un punto qualunque, perché si verrebbero a formare antiestetici monconi, possibili fonti di alimento per organismi patogeni, attraverso i quali il seccume o il marciume, si diffonderebbe in tutta la pianta. È inoltre necessario rispettare, al momento di recidere il ramo, la zona in cui si trovano le naturali barriere di difesa, ovvero il “collare”.

Per prima cosa lo si deve individuare: si trova alla base del ramo e spesso, ma non sempre, appare come un rigonfiamento, delimitato da una parte dal corrugamento della corteccia, localizzato all’ascella del ramo.
Si esegue il taglio a partire dalla parte più alta di tale corrugamento lungo il collare del ramo, seguendone la naturale conformazione (per cui in genere con un’inclinazione obliqua rispetto al tronco, e talvolta perpendicolare all’asse del ramo). Si eliminano allo stesso modo i rami secchi. Se però si taglia troppo “a filo di tronco”, si intaccano le barriere e si stimola un’eccessiva produzione di “callo”, che impedisce un buon isolamento della ferita.

Si facilitano inoltre la formazione di alterazioni interne, cancri, fessurazioni, decolorazioni del legno. I tagli vanno effettuati in modo da avere una forma arrotondata: sagomati con vertici acuti, infatti, favoriscono la formazione di fessurazioni, impedendo un buon isolamento della ferita. Se il ramo è lungo e pesante, va tagliato in più pezzi, partendo dall’estremità più lontana, prima di procedere all’ultimo taglio, più delicato, vicino al collare. In questo modo si evita che il peso del ramo provochi lacerazioni, non appena si inizia a incidere.

RAMI AD ANGOLO STRETTO CON CORTECCIA INCLUSA

Come rimediare a rami ad angolo acuto e corteccia inclusa tra i due rami si elimina quello meno sviluppato o quello con andamento meno adatto. Si taglia in più volte, come illustrato nella figura sottostante, la parte maggiore del ramo. Quindi si asporta l’ultimo moncone, eseguendo un taglio obliquo dall’ascella del ramo, rispettando il collare. Se si utilizza la motosega, è opportuno invece fare quest’ultimo taglio dal basso verso l’alto.

I rami o i fusti inseriti ad angolo acuto, con corteccia inclusa, rappresentano un grave difetto strutturale. La mancata connessione dei loro tessuti interni, dovuta all’intrusione della corteccia porta infatti alla formazione di una fessurazione attraverso la quale può insorgere un’infezione. Se poi essi sono di uguale peso e vigore (codominanti), man mano che crescono e aumentano di peso, esercitano una forza opposta che può provocare lo squarcio e poi la rottura e la caduta di uno o entrambi.
Non bisogna quindi acquistare un albero con tale problema, che deve essere eliminato in vivaio.

Se comunque lo si riscontra, si può intervenire finché la pianta è giovane, eliminando uno dei due rami o fusti. Su alberi adulti, invece, è necessario ricorrere a professionisti esperti, che decideranno, a seconda dei casi, come intervenire.

COME ELIMINARE UN RAMO LUNGO E PESANTE

Taglio a più riprese di un ramo lungo e pesante.

Per facilitare la potatura di una branca o di un grosso ramo, li si pota in più riprese, in modo da tagliare per ultimo solo una parte, il cui peso non sia tale da provocare strappi del legno o della corteccia.

Tagliandolo tutto intero, e soprattutto se partendo dal laro superiore, infatti, si scoscerebbe. Si devono effettuare i tagli sulla porzione più distante dal tronco, praticando prima una tacca sul lato nferiore e poi completando il taglio dall’alto. L’ultimo taglio verrà invece eseguito come illustrato nella pagina precedente: obliquamente, dall’alto verso il basso, partendo dall’ascella del ramo e rispettandone il collare.

Se l’albero è sano, vigoroso, piantato al posto giusto e se è stato potato correttamente, reagisce velocemente e compiutamente ai tagli, isolandoli e impedendo l’entrata di eventuali patogeni. L’utilizzo di mastici definiti “cicatrizzanti” per coprire le superfici di taglio è oggi sconsigliato, perché ritenuto inutile se non addirittura dannoso. Esso infatti impedisce l’osservazione della superficie di taglio, nascondendo la presenza di eventuali patogeni e inoltre ne favorisce una parte, conservando al di sotto uno strato umido. Di certo essi sono inutili per rimediare a lavori male eseguiti, mentre una potatura ben fatta è la migliore garanzia per la salute e la bellezza delle piante.

LA POTATURA DI UN ALBERO ADULTO

A volte la natura sceglie forme particolari e molto decorarative

Una volta che l’impalcatura di un albero è formata correttamente, se esso è stato piantato nel luogo giusto e se non intervengono fattori esterni, non dovrebbe richiedere ulteriori potature, se non per eliminare altri difetti che dovessero formarsi nel frattempo, seccumi oppure rami malati, pericolanti o instabili.

Soprattutto le latifoglie possono talvolta avere bisogno di sfoltimenti, per svuotare l’interno della chioma, conservare una forma armoniosa e far circolare aria e luce. Tale diradamento è molto utile per rendere gli alberi meno vulnerabili agli effetti del vento, soprattuto se dotati di ramificazioni e apparato radicale deboli, e per diminuire l’ombreggiamento su altre piante o edifici.

Solo con un’attenta osservazione dell’albero e dei suoi “segnali” e il successivo parere di un arboricoltore esperto sarà però possibile stabilire se è necessario, quando, quanto e come potare, ricordando che, poiché è meglio non effettuare grossi tagli conviene intervenire appena si rileva un difetto.

Per ottenere un efficace isolamento delle ferite da parte della pianta è meglio infatti effettuare molti tagli 2-3 cm che uno solo di 20 o 30 cm: più la superficie del taglio è ampia e più l’albero farà fatica a difendersi dall’ingresso di patogeni. Ciò in modo particolare sulle piante a legno molto tenero, come betulle e i pioppi, facilmente soggetti a marciumi.

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Per diminuire, se occorre, l’ingombro di una chioma adulta, può intervenire soltanto una persona esperta, riducendo complessivamente e armoniosamente le dimensioni, ma mantendone inalterate le proporzioni ed evitando mutilazioni. Branche e rami andranno diradati e accorciati, dalla base o dall’inserzione più bassa con altre branche o con il tronco oppure all’altezza di un ramo laterale che lo sostituirà (“tagli di ritorno”).

Per conservare le nuove dimensioni, si dovrà ripetere l’operazione con regolarità, ogni due-tré anni, in modo effettuare tagli piccoli
In generale, stimato con attenzione il potenziale sviluppo, è possibile stabilire in anticipo se è stato commesso un errore al momento della messa a dimora e di conseguenza intervenire finché la pianta è ancora giovane.

Se è ormai troppo tardi, meglio allora sostituire l’albero con una specie o varietà a crescita contenuta. Se invece occorre “alzare” la chioma per consentire il passaggio di persone o veicoli, si eliminano i rami laterali troppo bassi, ricordando però che ciò può comportare, l’eliminazione di molto fogliame e grosse ferite, con tutte le conseguenze già elencate. Idealmente, si dovrebbe infatti intervenire sempre su piante o rami giovani.

La tecnica dei tagli di ritorno viene utilizzata anche per eliminare le parti malate o pericolanti e, entro certi limiti, per ristrutturare un albero precedentemente mal potato.
Sugli alberi deve inoltre essere assolutamente evitato il taglio di rami agli internodi. Esso infatti provoca l’emissione di molti getti affastellati (scopazzi). Un’altra pratica da condannare è la “capitozzatura”.

L’ERRORE: LA CAPITOZZATURA

Sono purtroppo ancora molto frequenti gli esempi di alberi mal potati. In genere, per ovviare a una crescita eccessiva rispetto allo spazio disponibile, si usa infatti tagliare drasticamente le loro chiome, nell’errata convizione che, in questo modo, esse si rinforzeranno”. Niente di più sbagliato: questa pratìca, chiamata ‘capitozzatura” o “capitozzo” causa effetti devastanti, soprattutto sugli alberi adulti poiché ne altera completamente la struttura naturale e li espone alle infezioni. Tagliando tutti o quasi tutti i rami grossi, si aprono infatti ferite troppo ampie, e la pianta si indebolisce nel tentativo di isolarle.

Si attivano inoltre le gemme avventizie, dalle quali si forma una massa di “succhioni” o “scopazzi”, getti deboli e affastellati, per loro costituzione mal inseriti nel tronco. Crescendo, tali getti possono facilmente scosciarsi e spezzarsi. Soprattutto nelle specie che, come i faggi e le querce, attivano lentamente le gemme avventizie e, di conseguenza I succhioni tardano a svilupparsi, una potatura eccessiva elimina inoltre troppe foglie, impedendo l’accumulo di altre sostanze di riserva. Nel frattempo la corteccia rimane esposta ai raggi del sole, con conseguente surriscaldamento dei tessuti sottostanti, cosa che può condurre anche alla morte della pianta.

Altrettanto pericolose sono le potature troppo ravvicinate nel tempo su alberi adulti. La pianta deve infatti avere il tempo di accumulare altre sostanze di riserva, prima di essere costretta a isolare nuove ferite. Conviene sostituire un albero capitozzato: è infatti difficile, se non impossibile, recuperarlo e riformare un’impalcatura sana a crescita libera. In alternativa, si può continuare a potarlo severamente, eliminando alla base tutta le vegetazione, ogni due-tré anni, e tenendolo sotto stretto controllo sanitario.

POTARE GLI ARBUSTI E I RAMPICANTI

QUANDO POTARE ARBUSTI E RAMPICANTI

Se negli alberi la potatura cerca di inseguire una forma ideale, negli arbusti e nelle siepi si propone di controllare e favorire anche l’aspetto produttivo, in cui risiede la loro bellezza, sia esso costituita dal fogliame, dai fiori o dalla corteccia. Arbusti e rampicanti si potano per ripulire le piante dal secco, eliminare i rami affastellati e rinnovare quelli più vecchi, tagliandoli, come per gli alberi, dalla base.

Li si pota, ma non obbligatoriamente, per conservarne o migliorarne l’aspetto estetico, per incrementare la produzione di foglie e fiori e incoraggiare la crescita di nuovi getti. Diversi sono, ripetto agli alberi, le loro modalità di crescita e il portamento: trattandosi di piante per definizione a più fusti, la cui impalcatura è formata di parti di uguale importanza, ogni intervento anche drastico non ne altera la struttura.

La maggior parte delle specie, infine, ricaccia spontaneamente dalla base, per cui può essere sottoposta a potature severe, il cui scopo, anzi, è accelerare questo processo. Per conservare una vegetazione compatta, alcune specie vengono invece sottoposte a cimature estive, cioè all’asportazione di una o due gemme terminali. L’epoca degli interventi varia innanzitutto con lo stadio fisiologico (vegetativo o produttivo) delle piante.

Quando infatti è necessario stimolare lo sviluppo vegetativo per indurre una buona ramificazione, come nel caso di potatura di piante molto giovani o, al contrario, vecchie e trascurate, si pota prima della ripresa vegetativa: a fine autunno o, soprattutto nei climi a inverno rigido, a fine inverno per le caducifoglie e all’inizio primavera per le sempreverdi, che riprendono a vegetare più tardi.
La potatura di pulizia si esegue ogni qual volta occorre, dopo l’inverno o dopo l’estate. La potatura di produzione varia da arbusto ad arbusto e verrà trattata in seguito.

COME POTARE I RAMI

Come tagliare i rami di un arbusto: solo il primo esempio è corretto

Si potano gli arbusti con tagli più o meno intensi (dalla cimatura al raso terra), poco al di sopra di una gemma o di una coppia di gemme, conferendo loro un’inclinazione a essa opposta (disegno A). In questo modo l’acqua (piovana, di irrigazione o rugiada) scivola via senza ristagnare a ridosso della gemma. – Se il taglio è invece inclinato verso la gemma (disegno B), infatti, l’acqua vi defluisce e stagna, facendola marcire.

Il taglio deve essere effettuato circa 3-4 mm al di sopra della gemma: se infatti è troppo vicino (disegno E) la gemma si seccherà, mentre, se troppo lontano (disegno D), il moncone rimasto secca o marcisce, facilitando l’insorgere di infezioni; se è sfilacciato (disegno C), infine, impedirà il buon isolamento della ferita.
La direzione delle gemma indica la direzione che assumerà il ramo, per cui si taglia sempre sopra la gemma rivolta verso l’esterno, così da conservare la chioma aperta e non affastellata all’interno.

POTATURA INIZIALE

Quando sono molto giovani, siano essi allevati in contenitore o appena trapiantati a dimora, arbusti e rampicanti vanno potati più severamente, tagliando tutti i getti fino a lasciare solo poche gemme, per favorire la produzione di cacciate vigorose, con le quali costruire una impalcatura forte, armoniosa e ramificata anche alla base. Nei primi anni, infatti, finché l’apparato radicale non si consolida e sviluppa, tendono a crescere soprattutto verso l’alto e stentano a emettere da soli nuovi getti dalla base. La potatura va accompagnata da un’abbondante concimazione e opportune irrigazioni per favorire un buon ricaccio.

POTATURA DI PULIZIA

La fioritura di Prunus pissardil, un ciliegio ornamentale che da adulto non si pota.

Anche negli arbusti e nei rampicanti la potatura di pulizia è indispensabile, tanto da rappresentare talvolta l’unica forma di intervento. Come per gli alberi, l’interno della chioma deve essere aperto e pulito dal seccume. Si interviene a fine inverno o quando occorre.

RINGIOVANIMENTO

Un altro intervento necessario per conservare a lungo un arbusto, una siepe o un rampicante sano, vigoroso e bello è il ringiovanimento, ovvero la sostituzione dei rami o dei fusti vecchi e in via di esaurimento, tagliandoli alla base. Per non sforzare troppo una pianta e rinunciare per alcuni anni alla sua efficacia decorativa, è preferibile effettuarla in tempi successivi, interessando una parte (per esempio un terzo) per volta, intervenendo prima della ripresa vegetativa.

ARBUSTI: SI POSSONO POTARE CON REGOLARITÀ

FIORISCONO SU VEGETAZIONE DELL’ANNO

Gli arbusti che fioriscono in piena estate o in autunno si possono potare alla fine dell’inverno, prima della ripresa vegetativa. Se non li si pota, fioriscono ugualmente ma con minore profusione e, a lungo andare, i bocci si formano agli apici di una pianta progressivamente più grande, ma dal portamento più naturale. Nella pianta in fase giovanile di crescita, nei primi anni dopo la messa a dimora, si cimano i rami che hanno portato i fiori l’anno precedente.

Nella pianta più sviluppata e ramificata li si accorcia invece di circa la metà. Giunta a maturità la si pota anche per mantenere compattezza, ma con intensità diversa. Se si desidera un forte rinnovo della vegetazione a fiore, si conservano solo una o due gemme dei rami che hanno fiorito, in caso contrario, si accorceranno di metà o un terzo. Ciò stimolerà la produzione di nuova vegetazione che porterà i fiori in estate. A fine inverno, prima della ripresa vegetativa, è possibile procedere al ringiovanimento dell’arbusto, tagliando raso terra uno o due rami di almeno tré-quattro anni.

FIORISCONO SULLA VEGETAZIONE DELL’ ANNO

• Abutilon megapotamicum e A vitifolium.
• Buddleia crispa, B.davidii, B. ‘Lochinoti’.
• Cassia corymbosa.
• Caryopteris x clandonensis.
• Ceanothus ‘Gioire de Versaìlles’, Topaz’, altre varietà caducifoglie.
• Cestrum aurantiacum, C. x newelii.
• Comus alba, C. stolonifera, specie’ e varietà.
• Datura arborea, D. cornigera, D. sanguinea, D. suaveolens.
• Fuchsia fulgens, F. magellanica, specie e ibridi rustici o non rustici.
• Genista aetnensis, G. hispanica, G. lydia, G. tinctoria
• Hypericum elatum, H. x moseranum, H. patulum, H. ‘Rowallanae’.
• Lippia citriodora.
• LanTana camara, L sellowiana.
– Salix alba, S. lanata, S. purpurea, S. repens, S. matsudana, specie e varietà coltivate ad arbusto.
• Spirea x bumalda, S.douglasii, S. japonica, S. menziesii. Tutte le specie e varietà a fioritura estiva.
• Stephanandra tanakae.
• Tamarix gallica, T. pentandra, specie e varietà a fioritura estiva.
• Vitex agnus-castus.

1- Dopo la messa a dimora, in riposo vegetativo si asportano con taglio alla base tutti i rametti e i fusti più deboli, centrali o incrociati, si cimano i rimanenti tagliando subito sopra una gemma o una coppia di gemme ben sviluppate.
2 – Dopo la potatura la giovane pianta presenta un limitato numero di fusti di eguale vigoria.


3 – Alla fine dell’inverno, prima della ripresa vegetativa, nella pianta più matura si asportano i rametti più deboli e si dimezzano i rami che hanno fiorito l’anno
precedente.
4 -I fusti potati costituiscono la robusta impalcatura legnosa per i rami che porteranno i fiorì.


5 – Nella pianta giunta a maturità i rami sviluppatisi l’anno precedente possono essere potati in modo drastico conservando solo una o due gemme, oppure potati in misura più blanda, accorciandoli di metà o un terzo.
6 – La pianta ripulita e potata fiorirà con fiori numerosi, più grandi e distribuiti in modo regolare.

FIORISCONO SU VEGETAZIONE DELL’ ANNO PRECEDENTE

Si possono potare regolarmente anche gli arbusti che fioriscono in primavera-inizio estate, intervenendo subito dopo la fine della fioritura. Nella giovane pianta ci si limita ad asportare i rametti deboli e mal posizionati, oltre a cimare i rami più alti. Lo stesso intervento si esegue sull’arbusto più ramificato, ma ancora giovane, per favorire il rafforzarsi della pianta e lo sviluppo di un buon apparato radicale. In seguito, la potatura dovrà essere immediatamente successiva alla fioritura per dare il tempo alla pianta di produrre nuovi rami (che fioriranno l’anno successivo) e il cui legno potrà maturare prima della stagione invernale. Si abbassano i getti che hanno portato i fiori, accorciandoli di una misura proporzionata alle dimensioni complessive dell’arbusto, ovvero circa un terzo o un quarto della sua altezza, tagliando subito sopra legno robusto.
La potatura di ringiovanimento di piante di oltre cinque-sei anni consiste nel taglio raso terra, subito dopo la fioritura, di circa un quarto o un quinto dei rami più vecchi; in certi arbusti la potatura di ringiovanimento è una valida alternativa alla cimatura e permette di contenere lo sviluppo della pianta e di avere lunghi getti fioriferi. La potatura di pulizia va eseguita in riposo vegetativo. In un giardino naturale in cui si desideri conservare il portamento tipico delle piante e ridurre la manutenzione il più possibile, ci si può limitare agli interventi di pulizia e di ringiovanimento. Gli arbusti infatti fioriscono ugualmente, diventando progressivamente più grandi anche se nel tempo tendono a diventare molto intricati e legnosi.

FIORISCONO SU VEGETAZIONE DELL’ ANNO PRECEDENTE SPECIE

• Buddleia globosa, B. altemifolia.
• Deutzia chunii, D. x elegantissima, D. gracilis, D. x magnifica, D. x rosea,
specie e varietà.
• Dipelta floribunda.
• Exocorda x macrantha.
• Forshythia x intermedia, F, suspense, F. virìdissima,
specie e varietà.
• Kerria japonica..
• Kolkwitzìa amabilis.
• Philadelphus coronarìus, P, x virginalis,
– Ribes sanguineium, R. speciosum, R. odorosus, specie e varietà caducifoglie.
– Spirea x arguta, S. thunbergii, S. x vanhouttei specie e varietà a fioritura primaverile.
• Tamarix tetrandra, specie e varietà a fioritura primaverile.
• Weigela florida, W. hortensis, W, middendorffiana, specie e varietà.

1- Al momento della messa a dimora si eliminano con taglio alla base tutti i rametti e i fusti più deboli, centrali o incrociati, si cimano i rimanenti tagliando subito sopra una gemma o una coppia di gemme ben sviluppate. 2 – L’intervento di potatura consente di ottenere un arbusto ben aperto in cui tutti fusti hanno pressoché uguale vigoria.


3 – Alla fine della stagione vegetativa si procede a una potatura di pulizia di tutti i rametti secchi, malati o deboli, eliminando tutte le possibili
fonti di malattia e preparando la pianta ad affrontare l’inverno.
4 – Subito dopo la fioritura si cimano tutti i rami che hanno fiorito, tagliando all’altezza di legno robusto.

 
5 e 6- Negli arbusti con gemme alterne si taglia sopra una gemma rivolta verso l’esterno per favorire la formazione di un arbusto ben aperto al centro; nel caso i fusti periferici tendano a essere troppo ricadenti verso l’esterno, si taglia sopra una gemma rivolta verso il centro della pianta.

TAGLIO RASO TERRA

II taglio raso terra è un particolare tipo di drastica potatura che mantiene l’arbusto in una condizione giovanile, limitandone le dimensioni e alterandone il portamento naturale. La pianta reagisce formando numerosissimi brevi rami in cui è più accentuata la colorazione della corteccia, o delle foglie, o la dimensione di queste ultime o dei fiori.

Lo si utilizza vantaggiosamente nel caso di arbusti che, come il Comus alba ‘Sibirica’, hanno la corteccia dei getti giovani dalla brillante colorazione corallina o di altri, come il Sambucus racemosa Piumosa Aurea’ in cui principale motivo di interesse è dato dalla calda colorazione dorata del fogliame o, infine, come la Buddleia davidii e la Perovskia atriplicifolia i cui getti terminano con una cospicua infiorescenza color azzurro -lavanda.

Quando la giovane pianta ha ben attecchito, circa un anno dopo la messa a dimora, alla fine dell’inverno, si tagliano tutti i rami a 5 cm dal terreno. Questa potatura ha lo scopo di far sviluppare una impalcatura legnosa di sostegno a partire dalle gemme più basse. L’anno successivo, sempre alla fine dell’inverno, si tagliano tutti i rami dell’anno precedente fino a 6-8 cm sopra una gemma rivolta verso l’esterno.

Nel caso di arbusti interessanti per foglie o cortecce è possibile eseguire questa potatura ogni due anni, piuttosto che annualmente.
Nel caso di arbusti da fiore, invece, la potatura annuale permette di ottener piante compatte e fiori più grandi. Poiché le piante tendono ad indebolirsi, sono indispensabili abbondanti concimazioni e innaffiature.

SI POSSONO TAGLIARE RASO TERRA: SPECIE

• Buddleia crispa, B.davidii.
• Caryopteris x clandonensis.
• Cassia corymbosa.
• Ceratostigma willmottianum.
• Comus alba, C. stolonifera,specie e varietà.
• Corylus avellana, C. maxima, specie e varietà.
• Cotinus coggyria, specie e varietà.
• Desmodium pendulitìorum.
• Erythrina crìsta-galli.
• Eucalyptus gunnii.
• Fuchsia magellanica, e varietà rustiche.
• Hippophae rhamnoides.
• Hydrangea paniculata.
• Hypericum elatum, H. x moseranum, H. patulum, H. ‘Rowallanae’.
• Kerria japonica.
• Leycesteria formosa.
• Lippia citriodora.
• Perovskia atriplicifolia.
• Rhus glabra, R. typhina e varietà.
• Rubus biflorus, R.cockbumianus, ‘ R. thibetanus.
• Salix alba, S. lanata, S. purpurea, S. repens, specie e varietà coltivate ad arbusto.
• Sambucus nigra, S. racemosa, specie e varietà.
• Sorbarìa arborea.
• Spirea x bumalda, S. japonica, specie e varietà a fioritura estiva.
• Stephanandra tanakae.

1 e 2 – Taglio raso terra.

La bassissima impalcatura legnosa permanente da origine ogni anno a numerosi getti che andranno ridotti a una lunghezza di 6-8 cm alla fine dell’inverno, prima della ripresa vegetativa, tagliando sopra una gemma rivolta verso l’esterno.


3 e 4 – Kerria japonica. Sviluppa dalla base numerosissimi polloni che possono essere utilizzati per il ringiovanimento. Si tagliano raso terra i fusti centrali subito dopo la fioritura. Nel corso della stagione vegetativa si origineranno dal terreno nuovi getti che fioriranno l’estate seguente.
*  

Il taglio raso terra, praticato ogni anno, all’Inizio della primavera, consente di ottenere una pianta di dimensioni contenute, compatta e con fiorì più grandi.
Dopo la fioritura, è utile asportare le infiorescenze sfiorite, per evitare marciumi ed eliminare possibili fonti di malattia.

ARBUSTI: SI POSSONO POTARE RARAMENTE

Alcuni arbusti a foglia caduca e quasi tutti i sempreverdi sì potano raramente, anche se alcuni si avvantaggiano di cimature annuali che li conservano compatti. Sono generalmente a sviluppo lento e formano una robusta impalcatura di fusti e rami legnosi la cui crescita avviene nella parte apicale.

La distinzione tra caducifoglie e sempreverdi non è rigida, perché la stessa pianta può comportarsi in maniera diversa a seconda del clima: le specie sono quindi elencate sulla base della loro tendenza più comune in un clima temperato. Unici interventi necessari, da eseguire alla fine dell’inverno, sono la pulizia da rami secchi, malati o danneggiati e l’eliminazione con taglio alla base di ramettì esili, malformati, troppo fitti o mal posizionati, secondo le modalità indicate nella parte generale.

I grandi arbusti sempreverdi, se non vengono allevati potatura che sarà utile per conservare una forma ordinata, per mantenere una crescita compatta, ma anche per contenere le dimensioni delle specie più vigorose o, infine, per modellare la pianta. Da effettuarsi immediatamente dopo la fioritura, consiste nel cimare di due o tre gemme i rami troppo lunghi o esili. Altri interventi di potatura altererebbero il naturale portamento della pianta, elemento prezioso quanto la fioritura o il fogliame.

Come per tutti gli altri gruppi, la potatura di rinnovo degli arbusti trascurati dovrà essere eseguita tagliando drasticamente i rami laterali, prima della ripresa vegetativa, a fine inverno per i caducifoglie, a inìzio-metà primavera per i sempreverdi. Alcune specie particolari si possono ringiovanire, tagliando raso terra parte dei rami legnosi più vecchi.

Nella pianta giovane e nella pianta giunta a maturità gli unici interventi di potatura necessari consistono nella pulizia, durante il perìodo di riposo vegetativo.

1- Pianta giovane appena messa a dimora. Si asportano i ramettì troppo esili o mal posizionati.
2 – Pianta più sviluppata. Si tolgono i rami che crescono nella stessa direzione o che tendono a rendere la chioma troppo folta.
3 – Pianta più matura che mostra già la complessità delle ramificazioni dell’adulto. Il portamento caratteristico va preservato eliminando soltanto i rametti più deboli o troppo fìtti.

CADUCIFOGLIE CHE SI POTANO RARAMENTE

Cornus florida rubra fiorisce a maggio senza bisogno di alcun intervento di potatura

• Abelia chinesis, A schumanii, A friflora.
• Acer japonicum, A palmatum, specie e varietà.
• Abeliophyllum distichum.
• Amelanchier canadensis e altre specie.
• Alalia elata.
• Berberìs aggregata, B. thunbergii, B. wilsoniae.
– Callicarpa bodinieri, C. rubella,
specie e varietà.


• Calycanthus floridus.
• Chaenomeles japonica,
specie e varietà.
• Chimonanthus praecox..
• Chionanthus virginicus.
• Clerodendrum trichotomum.
• Corokia cotoneaster.
• Corylopsis paucitìora, C. spicata.
• Corylus avellana, C. maxima, specie e varietà.
• Cotinus coggyrìa.
• Cotoneaster franchetti, C. adpressus, specie e varietà.
• Crataegus crus galli, C. monogyna, C. oxyacantha e varietà.
• Cytisus battandieri, C. multiflorus, C. x praecox, C. scoparius e loro varietà.
• Daphne mezereum
• Edgworthia chrysantha.
• Eleagnus angustifolia, £ edulis,
specie e varietà.


• Enkianthus campanulatus.
• Euonymus alata, £ europaea, specie e varietà.
• Fothergilla monticola, altre specie.
• Genista aetnensis, G. hispanica, G. lydia, G. tinctorìa.
• Halesia carolina, H. monticola..
• Hamamelis x intermedia, H. mollis, H. virginiana, specie e varietà.
• Hibiscus syriacus.
• Hippophae rhamnoides. Euonymus oxyphyllus
• Hoheria lyalii.
• Ilex verticillata.
• Itea virginica.
• Lonicera fragrantissima.
• Paliurus spina-christi.
• Paeonia suffruticosa..
• Potentina dahurica, P. fruticosa, altre specie e varietà.
• Poncirus trifoliata.
• Punica granatum, specie e varietà.
• Rhamnus cathartica, R. frangula.
• Rhododendron (Rododendri e Azalee, specie e varietà a foglia caduca).
• Rhus glabra, R.typhina, altre specie e varietà Potentina fruticosa a  fioritura estiva.

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Giardino Arbusti in fiore


– Stephanandra tanakae.
•Rhus glabra, R. typhina, altre specie e varietà
• Sambucus nigra, S. racemosa e varietà.
• Symphorìcarpos albus, S. x cenhaultii, S. orbiculatus specie e varietà.
– Syringa x chinensis, S. microphylla, S. x persica, tutte le specie e varietà.
• Spartium junceum.
• Tamarix gallica, pentandra, T. tetrandra, tutte le specie.
• Ulex europaeus.
• Vibumum x bodnantense, V. farrerì, V. opulus, V. carìcephalum, V. plicatum e loro varietà.

SEMPREVERDI CHE SI POTANO RARAMENTE

• Abelia floribunda, A x grandiflora.
• Arbutus x andrachnoides, A unedo altre specie e varietà.
• Aucuba japonìca e sue varietà.
• Azara dentata, A. lanceolata, A. microphylla, A serrata.
– Berberìs candidula, B. darwinii, B. julianae, fi stenophylla, B. verrucolosa, altre specie e varietà.
– Buxus balearica, B. michrophylla, B. sempervirens, altre specie e varietà.
– Callistemon citrìnus, C. linearla, C. rigidus, C. salignus,altre specie e varietà.


– Camellia japonica, C. sasanqua, C. reticulata, tutte le specie e varietà.
• Carpenteria califomica.
• Cassinia fulvida.
• Ceanothus arboreus, C. cyaneus, C. dentatus, C. impressus, C. incanus, C. thyrsiflorus altre specie e varietà.
• Choysia ternata.
• Coronilla glauca, C. valentina.
• Cotoneaster conspicuus, C. lacteus, C. pannosus, C. salicifolius, specie e varietà.


• Crìnodendron hookeranum.
• Daphne x burkwoodii, D. laureola, D. odora, specie e varietà.
• Desfontainea spinosa.
• Erica arborea.
• Eucryphia x intermedia.
• Escallonia bifida, E. rosea, E. rubra e varietà.
• Eugenia myrtifolia. – Eleagnus x ebbingei, £ macrophylla, £ pungens specie e varietà.
• Euonymus fortunei,E. japonicus.
• Fatsia japonica.
• Fremontodendron califomicum.
• Gardenia jasminoides.
• Garrya elliptica.
• Grevillea alpina, G. sulphurea, G. rosmarinifolia.
• Griselinia littoralis.
• Hoheria angustifolia, H. populnea, H. sextylosa.
• Ilex x altaclarensis, I. angustifolium, I. crenata, I. pemyi specie e varietà.
• Hibiscus rosa-sinensis.
• Itea ilicifolia, I. yunnanensis.
• Kalmia angustifolia, K. latifolia specie e varietà.
• Lagunaria patersonii.
• Laurus nobilìs.
• Leptospermum laevigatum, L. lanigerum, L. scoparium, specie e varietà.
• Leucothoe fontanesiana, specie e varietà.
• LJgustrum japonicum, L. ovalifolium, L. sinense, e varietà.
• Lonicera nitida e varietà.


• Mahonia aquifolium, M. japonica.
• Mahonia lomariifolia, M. x media ‘Charity’.
– Metrosideros excelsa, M. tomentosa.
– Myrica califomica, altre specie.
• Myrtus apiculata, M. communis, specie e varietà.
• Nandina domestica, specie e varietà.
• Nerium oleander.
• Olearia albida, O. x hastii, macrodontha, altre specie e varietà.
• Osmanthus fragrans, O. heterophyllus, altre specie e varietà.
• x Osmarea burkwoodii.
• Phylesia magellanica.
• Pernettya mucronata, specie e varietà.
• Phillyrea angustifolia, P. latifolia specie e varietà.
• Photinia x fraseri, P. semilata, specie e varietà.
• Pieris formosa, P. japonica, altre specie e varietà.
– Pittosporum crassifolium, P. eugenioides, P. heterophyllum, P. tenuifolium, P. tobira, altre specie e varietà.

• Pistacia lentiscus.
• Pyracantha coccinea, specie e varietà.
• Quercus coccifera.
• Rhamnus alatema
• Raphiolepis indica, R. umbellata, specie e varietà.
• Ribes laurifolium, R. vibumifolium, specie e varietà.
• Rhododendron, specie e varietà.


• Rosmarinus officinalis e varietà.
• Skimmia japonica e varietà.
• Sophora tetraptera.
• Stranvaesia davidiana.
• Tibouchina semidecandra.
• Teucrium fruticans.
• Vibumum x burkwoodii, V. davidii, V. rhytidophyllum, V. tinus.

PICCOLI ARBUSTI E SUFFRUTICOSE

Non sempre per i piccoli arbusti è necessario un intervento di vera e propria potatura.
Se le piante crescono in condizioni ideali di terreno ed esposizione, possono essere lasciate indisturbate per anni, limitandosi a ripulire i ramoscelli secchi, quelli malati o deboli.
Come regola generale è sufficiente limitarsi ad asportare i fiori subito dopo l’appassimento, cimando nello stesso tempo di qualche centimetro la vegetazione dell’ultimo anno.
Nel giardino le piante si trovano spesso in situazioni ben lontane da quelle ideali: per questo si suggeriscono alcuni interventi la cui necessità e frequenza dovrà essere decisa dall’attento giardiniere. Se alla fine dell’inverno la vegetazione si presenta danneggiata dall’umidità e dal freddo, andrà asportata tagliando subito sopra gemme ben sviluppate.
Nel caso di piante poco compatte e disordinate conviene procedere alla potatura di rinnovo: si eliminano, subito dopo la fioritura, metà o due terzi della vegetazione dell’ultimo anno, evitando in tal modo la crescita di arbusti troppo legnosi e spogli alla base.
Nel caso di arbusti trascurati in cui il fogliame vecchio e sciupato prevale sul fogliame più recente, si esegue lo stesso intervento, però a fine inverno. Come conseguenza del ringiovanimento si potrà perdere una stagione di fioritura, ma le piante avranno tutto il tempo necessario per rivegetare e lignificare bene prima dell’inverno successivo.

PICCOLI ARBUSTI E SUFFRUTICOSE

• Andromeda polyfolia.
• Arctostaphylos uva – ursi.
• Artemisia abrotanum, A. absinthium, A arborescens, A lanata, Aschmidtiana.
• Atrìplex canescens, A halimus,
• Ballota pseudo-dictamus.
• Calluna vulgaris e varietà.
• Cistus albidus, C. ladanifer, C. x lusitanlcus, specie e varietà.
• Convolvolus cneorum.
• Daboecia cantabrica.
• Erica carnea, Ecinerea, E x darìeyensls, E vagans
• Felicla amelloldes.
• Gaultheria procumbens, G. shallon.
• x Halimiocistus sahucli, X H. wintonensis,
• Halimium lasyanthum, H. ocymoides.
• Hebe x andersonii, H, x franciscana, H. Page/; specie e varietà.
• Helianthemum nummularlum.
• Helichrysum angustifolium, H. coralloides, H. petiolare, H. splendidum, H, stoechas, altre specie e varietà.
• Hypericum calycinum, H. x moseranum.
• Hyssopus offic/nalis.
• Lavandaia angustifolia, L. dentata, L. stoechas, e varietà.
• LJthospermum dlffusum.
• Pachysandra terminalis,
• Phlomis fruticosa.
• fìomneya coulteri, R. trichocalyx.
• fìuscus aculeatus,
• Ruta graveolens.
• Salvia officinalis e varietà.
• Santolina chamacyparissus, S, virens, S. semidentata, e varietà.
• Satureia montana.
• Sarcococca hookeriana, S, humilis, S, ruscifolia.
• Senecio maritima.
• Stachys lanata.
• Vinca difformis, V. major, V. minor, e varietà.

CONIFERE ARBUSTIVE E CONIFERE NANE

Le conifere arbustive, solitamente sempreverdi, rescono con un portamento tipicamente compatto e folto che non va alterato da alcun tipo di potatura. Se nvece la pianta si sviluppa scomposta o disordinata, come per gli altri arbusti bisogna in primo luogo accertarsi che ciò non sia dovuto a un errore di collocazione.

In caso contrario si procede per epoca e tipologia di potatura esattamente come indicato per le rispettive specie. Poiché tutte le gemme apicali sono raggiungibili, è possibile intervenire con leggere cimature da ripetere annualmente, per un controllo costante delle dimensioni e della direzione di crescita, plasmando quasi dei grandi bonsai.
Le conifere nane, a crescita particolarmente lenta, assumono naturalmente nel tempo le fogge più diverse: piccole piramidi, sfere, obelischi, colonne, tappeti eccetera, la cui forma si altererebbe se sottoposte a potatura.

Si lasciano pertanto crescere indisturbate, limitandosi ad asportare eventuali seccumi e i rami che all’improvviso iniziano a svilupparsi più vigorosamente o velocemente degli altri, tagliandoli alla base. Questi rami sono infatti dovuti a gemme mutanti che darebbero origine a una pianta non più nana, ma di dimensioni normali.

COME POTARE UNA SIEPE DI ALBERI O ARBUSTI

La siepe può essere di tipo formale oppure informale, altrimenti definita naturale o libera Mentre la prima deve essere potata solitamente più volte durante l’anno, a seconda del vigore delle specie, del clima e del nitore desiderato, la seconda richiede minori interventi, gli stessi necessari per i singoli arbusti.

La sua bellezza consiste proprio nel morbido ricadere dei rami e del loro naturale intrecciarsi, nel folto e fantasioso ricamo tracciato da foglie, fiori, spine e bacche. La potatura di allevamento va invece eseguita con molta cura, affinchè la siepe, formale o libera, si sviluppi folta e piena anche alla base. Si accorcia perciò tutta la vegetazione durante i primi due-tré anni dall’impianto, con intensità variabile a seconda del tipo di crescita.

Una volta che la siepe informale è adulta, la si pota con l’intensità e la frequenza richiesta dalle specie di cui è costituita (prima o dopo la fioritura, una o due volte all’anno, ogni anno o solo quando necessario: vedi elenchi riportati nell’ultimo capitolo). Conviene utilizzare perciò quelle specie che richiedono solo quasi esclusivamente interventi di pulizia o leggere spuntature dei rami più lunghi.

1 – Alla messa a dimora si tagliano le piante a 15-20 cm da terra 2 – Nell’anno successivo si accorciano i rami a 15-20 cm dal taglio precedente 3 – A seconda della specie e dell’altezza richiesta, si ripete l’operazione nei successivi due-sei anni.

POTATURA DI SIEPE DI LATIFOGLIE

Molte latifoglie decidue, come il biancospino e il ligustro, tendono a crescere verso l’alto e a impoverirsi alla base. Nei primi anni dall’impianto è quindi necessario potarle severamente. Le latifoglie decidue massicce, come il carpino e il faggio, e le sempreverdi hanno invece una maggiore tendenza a ramificare dalla base, per cui per loro è sufficiente una potatura più leggera: nei primi due anni dall’impianto si accorciano il getto apicale e i getti laterali più lunghi a un terzo della loro crescita.

Rose da paesaggio

POTATURA DI SIEPE DI CONIFERE

Tra le conlfere, Chamaecyparis, Cupressociparìs, tsunghe, ginepri e tasso sono adatte a costituire folte siepi. Cimandone i rami, infatti, danno luogo a una fitta vegetazione. La potatura di formazione di una siepe composta di tali conlfere è però differente, in quanto esse possono continuare a svilupparsi in altezza solo se conservano il getto apicale.
La si lascia quindi crescere, cimando soltanto i rami tropo lunghi (disegni 4 e 5). Raggiunta l’altezza desiderata, si cima anche il getto apicale (disegno 6).

Abitualmente le siepi di conifere sono allevate in forma geometrica, ma nulla vieta di lasciarle invece crescere più liberamente, intervendendo solo per eliminare i getti disordinati. Per mantenerle ordinate, comunque, è solitamente sufficiente una sola spuntatura durante l’estate, due, nel caso di specie più vigorose, come il tasso e le tsughe. Affinchè ricaccino, il taglio non deve arrivare più profondamente della vegetazione degli ultimi due anni.

PER RINNOVARE UNA SIEPE

Una siepe trascurata e inselvatichita (1) o una siepe che abbia parti danneggiate o vuote, può essere ringiovanita attraverso la potatura. A seconda della situazione, si interviene con un vero e proprio intervento di rinnovo, da eseguire in due-tré anni, oppure con una potatura più severa del solito. Poiché lo scopo è quello di indurre un forte ricaccio, si taglia subito prima della ripresa vegetativa, quando le gemme iniziano a ingrossarsi: a fine inverno per le caducifoglie, e a inizio primavera per le sempreverdi. Il primo anno si accorcia tutta la vegetazione su un solo lato della siepe, da un terzo a due terzi della lunghezza dei rami a seconda dell’esigenza (2). L’anno successivo si ripete dall’altro lato.

E PER INFOLTIRLA

Quando una siepe si spoglia troppo alla base, la si può rinfoltire, tagliandola molto bassa.
3 – Pianta già tagliata.
4 – Pianta con evidenziate le parti da asportare.
5 – Pianta ancora intonsa.

LE ORTENSIE

Tipico esempio di arbusti che è preferibile non potare piuttosto che potare malamente o eccessivamente, le ortensie sono disponibili in specie e varietà dalle dimensioni più svariate, anche molto imponenti. È quindi necessario conoscerne lo sviluppo a maturità per evitare di dovere intervenire con tagli troppo drastici, in seguito ai quali si formano getti lunghi e deboli, che si piegheranno sotto il peso di fiori e foglie.

COME POTARLE

Le ortensie fioriscono in estate sia dalla gemma apicale dei getti di un anno, sia da gemme laterali dei rami più vecchi, che portano fiori più piccoli. – Hydrangea arborescens, H. aspera, H. involucrata, H. quercifolia, H. sargentiana, H. villosa.

Le specie e le loro varietà non richiedono potature particolari: ci si limita ad asportare le infiorescenze, tagliando, dopo la fioritura, subito sopra la più alta coppia di gemme ben sviluppate.
Molto lentamente si procede al ringiovanimento delle piante di più di quattro-cinque anni, tagliando ogni anno a filo del terreno uno o due fusti molto vecchi.

– Hydrangea macrophylla in varietà (con fiori globosi o appiattiti, le “lacecap” inglesi), H. serrata e varietà ibridi delle precedenti.

La potatura va eseguita in fase di riposo vegetativo: si lasciano intatti i getti di un anno che fioriranno all’apice, si cimano i rami più vecchi tagliandoli subito sopra la più alta coppia e gemme ben sviluppate.

Ogni anno si procede al taglio, a filo del terreno, di un quarto dei rami che hanno almeno quattro-cinque anni. Lo scopo è quello ottenere il ringiovanimento graduale della pianta per avere ogni anno un numero costante di getti nuovi. I getti di un anno, infatti, portano una sola grande infiorescenza al loro apice, l’anno successivo ne formano due più piccole dalle gemme laterali e così via.

Dopo cinque-sei anni possono essere eliminati allineandoli alla base per dare spazio ai nuovi getti. Alla fine dell’autunno, per dare al giardino un aspetto ordinato, vanno asportate tutte le infiorescenze appassite, tagliandole con il gambo il più corto possibile.
Alla fine dell’inverno si completerà la potatura secondo il metodo illustrato sopra. Nelle zone a clima molto rigido, al contrario, le infiorescenze appassite possono essere mantenute per proteggere dal freddo le gemme più alte, perciò si esegue la potatura verso la fine dell’inverno in un’unica soluzione.

Alcune varietà moderne non completamente rustiche fioriscono difficilmente dai getti laterali se quello terminale viene danneggiato dal gelo. Asportando le infiorescenze subito dopo l’appassimento, con una breve porzione di gambo, si favorisce la formazione di gemme laterali, aumentando le probabilità di fioritura.
– Hydrangea paniculata e varietà.

Ogni anno tutti i fusti si accorciano fino a due-tré gemme dalla base. Possono essere allevate ad alberello selezionando un forte getto centrale che viene cimato all’altezza voluta; i getti laterali si cimano ogni anno a due-tré gemme.
– Hydrangea petiolaris. Unica ortensia rampicante, si mantiene ordinata asportando, se possibile, i fiori appassiti e cimando la vegetazione troppo esuberante in estate.

H. macrophylla, H. serrata, loro Ibridi e varietà
1 – Una pianta in piena fioritura.
2 – Una pianta già potata
Nella pianta matura alla fine dell’estate si distinguono :
A – Getti sviluppatisi a partire dalla base; non hanno ancora fiorito e portano all’apice la gemma che fiorirà l’estate seguente. Non vanno potati.
B – Getti di oltre quattro-cinque anni che hanno fiorito; si tagliano alla base alla fine dell’inverno, prima della ripresa vegetativa, per permettere il ringiovanimento della pianta che svilupperà nuovi getti dalla base.
C – Getti che hanno fiorito; vanno potati tagliando subito sopra la più alta coppia di gemme ben sviluppate. La potatura si esegue in riposo vegetativo, preferibilmente alla fine dell’autunno, per conferire all’arbusto un aspetto ordinato e pulito. In autunno, nelle zone a clima invernale molto rigido, è meglio non asportare i fiori appassiti che proteggeranno dal freddo le gemme sottostanti. Verranno tolti solo al momento della ripresa vegetativa quando si eseguirà la potatura dell’intero arbusto.

LE ROSE

Se, nella scelta di una rosa ci si lascia essenzialmente guidare dal colore, dalla foggia, dal profumo del fiore, al momento della messa a dimora in giardino e della potatura è importante conoscere quale tipo di sviluppo e quali esigenze avrà la rosa prescelta, in altre parole, a quale gruppo appartiene. Questa informazione, cui non sempre si presta attenzione, è invece molto importante e viene riportata in tutti i migliori cataloghi.

A seconda del gruppo di appartenenza, infatti, potranno rendersi necessarie potature annuali, potature saltuarie e leggere o solo potatura di pulizia. Conoscere questa differenziazione è molto utile nel caso si voglia creare un giardino naturale, a bassa manutenzione, dove non sia evidente, o lo sia il meno possibile, l’intervento dell’uomo nello spontaneo accrescimento delle piante. Tutti i gruppi di rose richiedono, però, la potatura al momento della messa a dimora e successivi interventi di pulizia.

POTATURA ALLA MESSA A DIMORA

Durante il periodo di riposo vegetativo, al momento della messa a dimora di qualunque rosa si pota drasticamente: ciò consentirà di formare l’impalcatura legnosa di base dell’arbusto a partire dalle gemme più basse.

Normalmente, tra il tardo autunno e l’inizio della primavera, vengono messe in commercio rose di due anni di età, in vaso o a radice nuda, con tré-cinque rami che hanno fiorito una sola volta in vivaio. Alla messa a dimora la potatura è necessaria per strutturare correttamente la pianta, favorendo lo sviluppo di una impalcatura di rami a partire dalle gemme più vicine al terreno. E necessario accorciare tutti i rami, tagliando sempre subito sopra una gemma rivolta verso l’esterno:
– fino a 8-10 cm da terra se si tratta di rose Miniatura che a maturità si sviluppano fino a 30-40 cm;
– fino a 15 cm se si tratta di rose che si sviluppano tra 60 e i 120 cm circa (Polyantha nane, Tea, Floribunda e altri arbusti di ridotto sviluppo);
– fino a 20-30 cm da terra se si tratta di rampicanti e sarmentose o di arbusti di grandi dimensioni (oltre 120 cm).

La potatura drastica dei rami è opportuno venga eseguita in epoca diversa a seconda della regione climatica. Dove gli inverni sono miti si può potare in qualsiasi momento: fine autunno, pieno inverno e fine inverno. Al contrario, in zone in cui l’inverno è rigido ed esiste il rischio di gelate primaverili, si protegge la base della pianta rincalzandola con un poco di terriccio e si pota soltanto ai primi segnali di ingrossamento delle gemme.
Qualunque sia il periodo in cui la pianta di rose viene collocata a dimora è bene effettuare il taglio delle radici danneggiate. È bene eliminare le radici più piccole, danneggiate e spuntare quelle lignificate più sviluppate. Come conseguenza verranno emesse molte nuove radici.

POTATURA DI PULIZIA

La potatura di pulizia è importante per conservare in buona salute la pianta; la si esegue allo stesso modo qualunque sia il gruppo di rose di appartenenza:
– A fine autunno o a fine inverno si asportano tutti i rametti secchi o malati. Per distinguerli dal legno vivo e sano si controlla con attenzione la corteccia: se il legno è malato la corteccia presenta due o tre colorazioni diverse, mentre se è secco la corteccia è rugosa In caso di incertezza è consigliabile tagliare, partendo dalla cima, corte porzioni di ramo per esaminare il colore interno, che è verde schietto nel legno vivo.

I rami così individuati si tagliano nel punto di ramificazione dal legno sano e, possibilmente, sì bruciano. Questa operazione si ripete, se necessario in estate.

– Prima della ripresa vegetativa si asportano, tagliandoli al punto di ramificazione, tutti i rametti più deboli, molto vicini, rivolti nella stessa direzione di un ramo più robusto e quelli che si incrociano, in modo da formare un arbusto al cui interno circoli aria e penetri la luce.

– Durante tutto il periodo di fioritura delle rose rifiorenti, si asportano le corolle appassite, in modo da fare ordine e favorire la produzione di nuovi fiori. Si taglia solitamente due gemme sotto il fiore o il mazzetto di fiori, o comunque sopra la prima gemma ben sviluppata rivolta verso l’esterno, a partire dall’alto. Tra le rose non rifiorenti molte, perlopiù a fiore semplice, perdono i petali da sole e non richiedono quindi questo tipo di pulizia. Per le altre, invece, può essere utile effettuarla per motivi sanitari più che estetici, a meno che non si tratti di specie e varietà a frutti (cinorrodi) ornamentali.

– In autunno si asportano tutti i fiori appassiti rimasti sulla pianta nelle rose prive di cinorrodi ornamentali (come le Tea, le Floribunda, le Grandiflora eccetera) e sì accorciano di qualche gemma i rami troppo sviluppati. In questo modo si eliminano possibili ricettacoli di malattie e si da un aspetto più ordinate agli arbusti in attesa della potatura vera e propria, evitando inoltre alle piante un inutile sforzo. Nelle zone a inverno freddo e ventose è opportuno spuntare o legare in fascine i rami più lunghi e ricadenti.

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– Durante tutta la stagione vegetativa, si eliminano tempestivamente i getti che si sviluppano al di sotto del punto di innesto. Le rose
infatti sono comunemente innestate su un portainnesto più vigoroso della varietà selezionata; se li si lascia sviluppare i getti che ne derivano sottraggono linfa e vigore all’intera pianta; vanno strappati con un movimento dall’alto verso il basso non appena compaiono.

– Alcune varietà (per esempio gli Ibridi di Moschata), soprattutto dopo la prima fioritura, tendono a produrre getti dalla crescita velocissima, molto vigorosi, privi di gemme fiorali all’apice (getti ciechi), che impoveriscono le altre parti della pianta. Se ne controlla il vigore e si favorisce la differenziazione di gemme a fiore, spuntandoli di almeno tré-quattro foglie, superato il periodo di rigoglio vegetativo, ossia verso metà estate.

1 e 2 – Anche le rose che non richiedono potatura particolare vanno preparate all’inverno nei luoghi ventosi e soggetti a nevicate. Nelle specie e varietà dai rami lunghi e arcuati, per evitare che si spezzino, li si lega in fascine o li si accorcia. 3 – L’arbusto molto vigoroso e folto si mantiene ordinato con la sola potatura di pulizia in riposo vegetativo. Per il ringiovanimento si asportano alcuni dei fusti lignificati centrali, sempre in riposo vegetativo. 4 – Dopo la pulizia e il ringiovanimento rimane intatto il porta mento dell’arbusto che risulterà più aperto al centro.

ROSE ARBUSTIVE

NESSUNA POTATURA PARTICOLARE

Rose a fioritura unica, botaniche, arbustìve moderne, e rose rifiorenti “da paesaggio”.

Appartengono a questo gruppo tutte le specie selvatiche e i loro ibridi, alcuni grandi arbusti moderni simili alle specie selvatiche per portamento e tipo :
fioritura (R. ‘Fruehlingsmorgen’, ‘Nevada’, ‘Sally -olmes’), le rose moderne ‘da paesaggio’ in fiore dalla fine della primavera alla fine dell’autunno.

Queste piante possono essere lasciate crescere indisturbate per anni intervenendo soltanto con la potatura di pulizìa; per conservare un aspetto fresco all’intero arbusto, saltuariamente sì procede al ringiovanimento, tagliando alla base uno o due dei rami più vecchi.
Le specie di maggiori dimensioni (200-250 cm di altezza), quando diventano troppo legnose possono essere rinnovate tagliando i vecchi rami a 70-80 cm da terra.

POTATURA LEGGERA

Rosa gallica Tuscany superb’: si pota dopo la fioritura.

– Rose a fioritura unica.

Appartengono a questo gruppo le rose antiche:
Galliche, Alba, Damascena, Centifolia, Muscose e le Inglesi a fioritura unica (R. ‘Constance Spray’, ‘Chianti’)
Si interviene in estate, subito dopo la fine della fioritura, per dar tempo ai nuovi getti di lignificare prima dell’inverno, con un lavoro di pulizia di tutti i rametti più deboli o incrociati, in particolare di quelli centrali.
Se è necessario rendere la pianta più compatta si possono accorciare di due-tré gemme i rami più lunghi. Se la pianta comincia a invecchiare,
cioè a portare numerosi rami molto legnosi, spogli e con foglie e fiori soltanto in cima, si procede al ringiovanimento, tagliando alla base uno o due rami in inverno.

– Rose rifiorenti.

Appartengono a questo gruppo le rose antiche rifiorenti: Cinesi, Bourbon, Portland, Ibridi Perpetui, Tea, Ibridi di Moscata, Rugose e alcune Inglesi. Si potano in inverno, in periodo di riposo vegetativo, accorciando di un terzo i rami principali e riducendo a due o tre gemme i rami laterali. Per mantenere il portamento arcuato tipico di alcune (Bourbon, Ibridi Perpetui, alcune Inglesi come ‘Mero’, ‘Leander’, ‘Lucetta’) si accorciano i rami di circa un quarto della lorolunghezza. Saltuariamente sarà necessario procedere al ringiovanimento tagliando in inverno alla base un intero ramosa! legno molto vecchio. È importante non asportare le corolle sfiorite delle varietà a cinorrodi ornamentali (Rugose a fiore semplice o semidoppio).

1 – Dopo la fioritura si asportano i fiori appassiti e si accorciano di due-tré gemme i rami più lunghi, principali o laterali. Si sceglie una gemma rivolta verso l’interno soltanto se i rami tendono a ricadere troppo verso l’esterno, dando all’arbusto un’aspetto scomposto.

2 -1 rami rimasti dopo la potatura sono di sviluppo pressoché uguale.

3 – Le rose rifiorenti antiche e moderne sono arbusti robusti che si potano in riposo vegetativo evitando tagli troppo drastici.

4 – Oltre alla pulizia, si accorciano di un terzo i rami principali e si riducono a due gemme i rametti laterali. 5e6-Le rose rifiorenti antiche e moderne di maggiore sviluppo possono essere preparate ad affrontare l’inverno asportando i fiori appassiti e accorciando i rami troppo lunghi. Alla fine dell’inverno si procede al ringiovanimento tagliando raso terra alcuni rami dal legno molto vecchio.

POTATURA REGOLARE

Rose rifiorenti moderne.

Lunghi anni di incroci e selezioni hanno portato alla costituzione delle rose Floribunda, Ibride di Tea, Grandiflora, Miniatura, Meillandina, Inglesi, dalla fioritura ricca e lunghissima sui rami dell’anno, le uniche rose a richiedere una potatura regolare, più o meno intensa In realtà, Miniatura, Meillandina e parte delle Inglesi potrebbero anche non essere potate, poiché la non potatura comporta solo la produzione di fiori più piccoli, ma più abbondanti.

Tuttavia, poiché la peculiarità di queste rose consiste proprio nella grandezza e nella perfezione delle corolle, la si consiglia. Nel caso delle Floribunda, degi Ibridi dì Tea delle Grandiflora e di parte delle Inglesi, non potare porta anche al deperimento della pianta. A fine di ogni inverno,, perciò, si accorciano tutti i rami a tré-quattro gemme dalla base nelle varietà più piccole, e a circa quattro-cinque gemme nelle varietà più vigorose, ricordando di effettuare tagli più radicali sui rami più deboli. I fiori appassiti vanno eliminati tagliando due o tre gemme sotto la corolla.

1 – Potatura di rosai Floribunda, arbusti di media vigoria che raggiungono 90-110 cm di altezza; come gli Ibridi di Tea le Inglesi, le Miniatura e le Meillandina si ripuliscono durante il riposo vegetativo, e si potano accorciando tutti i rami a tre¬quattro gemme dalla base.

2 – Dopo la potatura, l’arbusto presenta corti e robusti rami legnosi. In questi casi è vero il detto “… fai la rosa povera, ti farà ricco’ (di fiorì, naturalmente); la vegetazione che si sviluppa nel corso della primavera porta i fiori per tutta l’estate e l’autunno.

3e4-Potatura di rosai Grandiflora (R. ‘Queen Elizabeth’, R. ‘Peace’ eccetera), arbusti vigorosissimi che raggiungono 150-180 cm di altezza; durante il riposo vegetativo, dopo la potatura di pulizia, si accorciano tutti i rami a quattro¬cinque gemme dalla base; in caso di mancata potatura, l’arbusto cresce altissimo mostrando una base molto poco ornamentale, spinosa e legnosa, sguarnita di foglie e fiori.

ROSE RAMPICANTI

POTATURA LEGGERA

Rosa ‘Mermaid’. Sotto: rose rampicanti che non si potano.

Rose sarmentose. Appartengono a questo gruppo tutte le rose selvatiche e gli ibridi di R. wichuraiana, R. sempervirens, R. multiflora e R. arvensis e il gruppo delle rose Boursault, dai rami più flessibili delle rampicanti. Poiché la fioritura awiene sugli astoni formati l’anno precedente, questi lunghi tralci flessibili vanno lasciati indisturbati.

Leggeri tagli di riordino vanno eseguiti dopo la fioritura sui tralci più vecchi che portano numerosi ramettì laterali: questi ultimi si accorciano a due o tre gemme se sono robusti o si eliminano tagliandoli
all’inserzione con il tralcio principale se sono molto deboli. Sì procede al ringiovanimento alla fine della fioritura, tagliando alla base, uno o due tralci più vecchi, se la pianta diventa troppo fitta e intricata.

1 – Le rose rampicanti fioriscono sui rametti laterali che si sviluppano vigorosi quando i tralci principali vengono cimati e non crescono in verticale.

2 – Si asportano i fiori appassiti tagliando due gemme sotto il fiore o il mazzetto di dori. In riposo vegetativo si accorciano tutti i rametti laterali a due otre gemme e, ogni due¬tre anni, si eliminano uno o due dei tralci più vecchi e legnosi. Nel disegno si illustra la pianta a ripresa vegetativa iniziata

POTATURA REGOLARE

Rose rampicanti vere e proprie. Le rose rampicanti moderne che fioriscono sui rami dell’anno corrente appartengono a questo gruppo con le Noisette, le Cinesi, le Bourbon, le Tea. Per una abbondante fioritura è opportuno stimolare la crescita di quanti più rami laterali possibile, incurvando i tralci principali.

In inverno questi ultimi vanno spuntati di alcune gemme, mentre i rametti laterali più robusti vengono accorciati a due o tre gemme e quelli più deboli eliminati alla base.
Se la rosa è allevata a parete, sì favorisce una ramificazione laterale più ricca disponendo i tralci a ventaglio od orizzontali, mentre se è allevata intorno a una colonna si dispongono a spirale. Come per gli arbusti, la potatura di ringiovanimento si esegue in inverno eliminando alla base i tralci più vecchi e legnosi

ROSE AD ALBERELLO

Le rose ad alberello sono rose selvatiche sul cui tronco (chiamato astone o selvatico), ad altezza varia, vengono innestate rose ad arbusto (solitamente Ibridi di Tea) o rose sarmentose. Per la potatura si procederà secondo quanto richiesto dal gruppo di appartenenza della rosa innestata. Ogni rametto laterale che cresce sul tronco dell’alberello va strappato con attenzione perché si tratta di vegetazione molto vigorosa che si sviluppa dal portainnesto selvatico.

Il succhione che si sviluppa dal portainnesto va strappato quando ha ancora una consistenza erbacea, prima che raggiunga le dimensioni dell’illustrazione. Si distingue facilmente per il fogliame diverso da quello che si trova lungo il gambo dei fiori soprastanti e per la velocità di crescita.

Il succhione che si sviluppa dal portainnesto va strappato quando ha ancora una consistenza erbacea, prima che raggiunga le dimensioni dell’illustrazione. Si distingue facilmente per il fogliame diverso da quello che si trova lungo il gambo dei fiori soprastanti e per la velocità di crescita.

I RAMPICANTI

Oltre ai rampicanti veri e propri che si avvinghiano a qualsiasi sostegno grazie a spine, ventose, viticci, steli che crescono a spirale, possono essere considerati come tali alcuni arbusti dai rami lunghi e flessibili.
I rampicanti annuali, come per esempio Ipomea spp, Lathyrus spp,, Tropaeolum spp, e Thunbergìa spp,, ovviamente non richiedono potature,

I rampicanti perenni, invece, hanno necessità molto diverse a seconda del loro vigore, del tipo di fioritura e di come e dove li si vuole fare arrampicare, Vi sono rampicanti che, se non vengono regolati almeno una volta all’anno, si trasformano in masse fogliose disordinate e poco fiorifere, mentre altri, se hanno spazio a sufficienza, possono essere lasciati crescere liberamente.

Glicini, rose, edere e altri ancora, così come alcuni arbusti sufficientemente plastici quali Ceanothus, Cotoneaster, Pyracantha, possono essere allevati sia in spalliere geometriche, sia lasciati crescere in modo naturale, addossati a muri, staccionate, colonne, pergole, archi e alberi, purché di resistenza proporzionata al vigore e al peso della pianta. In definitiva, si possono ricondurre tutti i rampicanti a tre situazioni (indicate per ciascuna specie nell’elenco riportato nell’ultimo capitolo):
• nessuna esigenza di potatura se non di pulizia,
• potatura saltuaria per controllare il vigore o guidarli su sostegni,
• potatura per favorire la fioritura.

A seconda dei propri obiettivi, alcune specie e varietà possono essere trattate in modi diversi.
Se si desidera una fioritura copiosa si pota regolarmente, mentre se si preferisce una produzione di fiori più naturale, per molte specie ci si può astenere. Come per gii arbusti, potando più intensamente, si ottengono fiori meno numerosi, ma più grandi, e viceversa. Se si tratta di piante giovani, per tutte è consigliabile, dopo il trapianto a dimora, accorciare il getto principale e quelli laterali per incoraggiare una crescita vigorosa, tanto più severamente quanto più essi appaiono lunghi e indeboliti.

Negli anni successivi vale quanto detto per gli arbusti: si potano dopo la fioritura quelli che fioriscono in primavera-inizio estate, e a fine inverno-inizio primavera quelli che fioriscono tra l’estate e l’autunno.

LE CLEMATIDI

Questi graziosi rampicanti fioriscono ugualmente anche se non li si pota. Unici inconvenienti, la crescita un po’ intricata e lo svilupparsi di alcune specie o varietà ben oltre lo spazio loro assegnato, fiorendo fuori dalla nostra vista.

Di solito, come per le rose, la potatura delle clematidi appare più complicata di quanto non sia in realtà. Si potano (o non si potano) tutte pressoché allo stesso modo. Cambiano solo l’epoca e l’intensità dei tagli, in funzione del periodo di fioritura, della posizione dei fiori e del vigore vegetativo. Se tuttavia si dovessero sbagliare tempi e intensità di potatura, niente paura, poiché le clematidi perdonano e ricacciano volentieri, e si perderà soltanto la fioritura di un anno.

Esistono inoltre varietà più o meno vigorose, che si adattano alle diverse esigenze di spazio, senza quindi obbligare a potature continue. Le clematidi si dividono solitamente in tre gruppi, che corrispondono ad altrettante tipologie di potatura. A qualsiasi gruppo appartengano, dopo il trapianto a dimora, è bene favorire la crescita di getti laterali vigorosi, accorciandoli, poco prima della ripresa vegetativa, fino a lasciare solo due coppie, di gemme (circa 30 cm da terra, disegni 1 e 2).
Come potare una clematide alla messa a dimora: prima (1) e dopo (2).

Le clematidi a fioritura precoce si accontentano di una potatura di pulizia e rinnovo ogni due-tré anni.

CLEMATIDI A FIORITURA PRECOCE

Le specie e varietà a fioritura precoce, invernale come Clematis cirrhosa o primaverile, come C. alpina, C. montana e C. macropetala, producono i fiori sugli steli che si sono sviluppati l’anno precedente. Le si pota, ma solo se si desidera ripulirle o contenerle, dopo che hanno fiorito, ovvero in aprile-maggio. Non occorre intervenire tutti gli anni, soprattutto nel caso di specie poco vigorose, come C. alpina e C. macropetala, ideali per terrazzi o piccoli giardini.

Al contrario, C. montana e, se piantata al riparo, C. dimandii, sono molto vigorose e raggiungono dimensioni notevoli, ma se le si colloca dove hanno spazio per svilupparsi non richiedono comunque interventi più frequenti.

È sufficiente perciò potare queste clematidi ogni due-tré anni subito dopo la fioritura per contenere lo sviluppo e incoraggiare la formazione di nuovi rami dal basso; si elimina il secco e il debole, si spuntano i rami laterali e se occorre, si rinnovano uno o due fusti vecchi, tagliandoli alla base (disegni 3 e 4).

CLEMATIDI A FIORITURA PRECOCE Specie

• Clematis alpina, Columbine’, ‘Frances Rivis’, ‘Pamela Jackman’, ‘Ruby1, Willy1.
• Clematis armandii, ‘Apple Blossom’.
• Clematis chrysocoma.
• Clematis cirrhosa, ‘Frechles’.
• Clematis macropetala, ‘Blue Bird’, ‘Lagoon’, ‘Maidwell Hall’, ‘Markham’s Pink’, ‘Rosie O’ Grady1, ‘White Moon’, White Swan’.
• Clematis montana, ‘Elizabeth’, ‘Grandiflora’, ‘Marjorie’, ‘Rubens’ Tetrarose’.

CLEMATIDI A FIORI GRANDI E FIORITURA PRIMAVERILE-ESTIVA

La maggior parte delle varietà coltivate ha fiori grandi, semplici, semidoppi o doppi e fiorisce fra la tarda primavera e l’estate (qualcuna ininterrottamente, altre in maggio-giugno e a volte ancora in agosto-settembre), sia sui rami dell’anno corrente sia sui rami dell’anno precedente.

Per allevarle a parete si distribuiscono ordinatamente i getti laterali a destra e a sinistra del getto principale, La potatura vera e propria si esegue spuntando i getti apicali a fine inverno, prima che riprendano a vegetare, subito sopra una coppia di gemme ben sviluppate (disegni 1 e 2).

Come per tutte le piante, si effettua una potatura di pulizia asportando il secco e il debole durante il riposo vegetativo. Piante trascurate si ringiovaniscono tagliando i getti più vecchi alla base.

CLEMATIDI A FIORITURA PRIMAVERILE-ESTIVA Specie

– A fiore grande semplice: ‘Anna’, ‘Barbara Dibley ‘Barbara Jackman’, ‘Beauty of Richmond, ‘Bees Jubilee’, ‘Carnaby, ‘Doctor Ruppel’, ‘Edith’, ‘Gillian Blades’, ‘Henryi’, ‘HF Young’, ‘John Paul II’, ‘Lady Northcliffe’, ‘Marcel Moser, ‘Marie Boisselot’, ‘Miss Bateman’, ‘Nelly Moser, ‘Niobe’, ‘Richard Pennel’, ‘Silver Moon’, The President, William Kennett’.
-A fiore grande doppio o semidoppio: ‘Beauty of Worcester, ‘Belle of Woking’, ‘Countess of Lovelace’, ‘Daniel Deronda’, ‘Duchess of Edinburgh’, ‘Jackmanii Alba’, ‘Mrs Spencer Castle’, ‘Royalty, Vyvyan Pennel’.

CLEMATIDI A FIORITURA TARDIVA

Alcune specie e varietà a crescita molto veloce – oarticolare il gruppo di C. xjackmanìi e le varietà di C. viticella) incominciano a fiorire sui rami dell’anno a metà estate e continuano fino all’autunno inoltrato, se mite. Sono molto semplici da potare: all’inizio o a fine inverno, le si taglia solitamente molto basse. Faranno a tempo, nel corso della stagione vegetativa, a rimpiazzare i tralci asportati e a fiorire. Se sì preferisce, tuttavia, le si può accorciare meno drasticamente (disegni 3 e 4).

CLEMATIDI A FIORITURA TARDIVA Specie

-‘Ascotiensìs’, ‘Comtesse de BouchaucT, Emest Markham’, ‘Gìpsy Queen’, ‘Hagley rlybrid’, ‘Huldine’, ‘Jackmanii’, ‘Lady Betty Balfous’, ‘Mme Edouard Andre’, ‘Perle d’Azur1, Prince Charles’, ‘Star of India, Ville de Lyon’,
• Clematis x durandii.
• Clematis x eriostemon,
• Clematis flammula.
• Clematis florida.
• Clematis heracleifolia.
• Clematis integrifolia ‘Rosea’.
• Clematis rehderiana.
• Clematis texensis.
• Clematis viticella, ‘Abundance’, ‘Alba Luxurians’, ‘Etoìle Violette’, ‘Kermesina’, ‘LJttle Nell’,’Margot Koster1, ‘Minuef, ‘Purpurea Piena
Elegans’, ‘Royal Velours’, Venosa Violacea’.

1 e 2 – Le clematidi a fiori grandi primaverili-estive si potano leggermete ogni anno, in riposo vegetativo. Prima della ripresa vegetativa si accorciano più o meno basse le varietà a fioritura tardiva.

IL GLICINE

COME POTARE IL GLICINE

Potatura invernale: formazione dell’impalcatura di un glicine per ottene¬re una spalliera libera: si accorciano a tre gemme i getti laterali, formando corte branche fiorifere. Si notino i getti laterali lunghi sviluppatisi nell’estate precedente.

I glicini (Wisteria spp.) sono rampicanti assai vigorosi, rapidi a crescere e longevi, i cui fusti robusti si awolgono a spirale su se stessi o intorno a balaustre, ringhiere, tutori, rami, fino a raggiungere dimensioni, forza e peso tali da piegare inferriate o spostare le tegole di un tetto.

Se sono piantati vicino ad abitazioni e costruzioni o contro un albero, è consigliabile tenerli sotto controllo con potature regolari, anche ogni anno. In tutti i casi, una volta messo a dimora un glicine molto giovane, si stimola lo sviluppo dei getti laterali accorciando, durante l’inverno o poco prima della ripresa vegetativa, quello principale a 60-80 cm circa da terra, e legandolo a un sostegno.

L’estate successiva, si utilizza il getto laterale più alto e vigoroso per sostituire il getto principale, dirigendolo in verticale, in modo da far crescere in altezza la pianta. Per ottenere una spalliera più o meno regolare, o comunque se si desidera guidare il rampicante almeno inizialmente, si procede come segue:
– Per irrobustire i getti laterali più bassi lì si accorcia fino a lasciare un paio di gemme, e si eliminano dalla base gli eventuali polloni.

Potatura invernale: formazione dell’impalcatura di un glicine per ottenere una spalliera libera: si accorciano a tre gemme i getti laterali, formando corte branche fiorifere. Si notino i getti laterali lunghi sviluppatisi nell’estate precedente.

– Per formare una impalcatura allargata è inoltre consigliabile legare, durante i primi anni, i rami laterali: in modo da fare assumere loro una posizione aperta anche se non perfettamente orizzontale e regolare. Si continua allo stesso modo negli anni successivi.

Quando la pianta è arrivata all’altezza desiderata, sì recide il getto principale. Nel caso, per esempio, che la si faccia arrampicare su una pergola, la si lascia crescere fino a raggiungerne il tetto, poi si recìde l’apice Qualunque sia il metodo di allevamento prescelto, è indispensabile fare attenzione a una peculiarità del glicine: crescendo, man mano che invecchiano, fusto e tralci principali si attorcigliano su se stessi accorciandosi.

È quindi importante non fissarli in modo rigido perché si tenderebbero pericolosamente assumendo un aspetto innaturale. Oltre quindi a legare i tralci morbidamente, è necessario di anno in anno controllare e adeguare le legature al nuovo sviluppo. Per mantenere la pianta adulta contenuta e ordinata è preferibile effettuare la potatura e in due tempi.

Potatura estiva: si accorciano i rami laterali fino a lasciare solo cinque-sei foglie. Potatura invernale: si accorciano a tre¬cinque gemme tutti i rametti laterali, quelli precedentemente accorciati e i rimanenti già lignificati.

In estate si controlla la vigoria dei nuovi getti laterali lunghi e fogliosi che si formane in primavera, e si favorisce il loro irrobustimento accorciandoli fino a lasciare cinque-sei foglie. Si eliminano inoltre tutti polloni basali. Dopo che le foglie sono trascolorate, quindi da fine autunno a fine inverno, si accorciano tutti i rametti laterali, fino a lasciare tre¬cinque gemme. In alternativa, si pota una sola volta a tre gemme durante il riposo vegetativo.

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