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Giardino zen e bonsai

Idee rubate all’estremo Oriente

PERCHÉ NON INVENTARE NEL NOSTRO GIARDINO MEDITERRANEO UNA ZONA CON TUTTO IL SAPORE DELLA GRANDE TRADIZIONE CINESE E GIAPPONESE? TROVARSI IN UN GIARDINO ZEN E OCCUPARSI DI BONSAI PUÒ RAPPRESENTARE UN APPROCCIO A UN MODO DI VIVERE PIÙ MEDITATIVO E FILOSOFICO MA È UN’IDEA ANCHE PER CHI NON È INTERESSATO A QUESTO ASPETTO: GLIENE POTRÀ DERIVARE UN PIACERE PURAMENTE ESTETICO.

• In Cina e in Giappone, quando si allude al fare un giardino, si dice «scavar laghetti e ammassar montagne», intendendo con queste parole la creazione di un luogo che si ispiri agli elementi fondamentali presenti nella natura, cioè acqua, rocce, pietre, secondo un progetto semplice, fatto di nitore, silenzio, atmosfere chiare, affinchè l’uomo ritrovi l’immagine del divino, lo spazio per la contemplazione, l’orizzonte aperto, non assiepato di piante e insieme intimo, circoscritto.

Nel mondo orientale il giardino Zen è una realtà complessa, piuttosto misteriosa e lontana della nostra cultura, uno spazio dove è fondamentale la presenza dell’acqua con il suo duplice significato di fonte di suono, attraverso le piccole cascate, e di specchio dove si riflette l’universo. Sugli specchi d’acqua, con le pietre di colore chiaro vengono create piccole isole con alberelli e cespugli tra i sassi e ponticelli di pietra o legno per passare da un punto all’altro e attraversare così le isole in miniatura.

Il giardino secondo la concezione Zen deve essere goduto da più punti di vista: sia passeggiando sui bianchi sentieri ghiaiosi sia risalendo i luoghi d’acqua che i giapponesi ornano con tappeti di muschio sistemati in modo che i raggi del sole li facciano risplendere filtrando attraverso gli alberi.

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Addirittura in certi casi il giardino è orientato in modo da permettere l’osservazione della luna che si riflette nella superficie liquida. Nel nostro caso l’angolo del giardino Zen non può che essere una citazione dell’Oriente, un richiamo a quell’esigenza di misticismo e contemplazione che caratterizza lo spirito orientale.

Nel creare uno spazio luminoso con pietre alluvionali di colore chiaro alternate a spazi percorribili ricoperti con ghiaia calibrata abbiamo scelto a modello la versione «secca» del giardino Zen.

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Piante a misura d’uomo

• II riferimento alla Cina e al Giappone si conclude con i Bonsai che, nella maggior parte delle specie, sono piante da esterno. I loro vasi possono essere posati sul terreno o meglio su un tavolo: a quest’altezza il rapporto uomo- vegetale è più diretto.

Bonsai deriva dal cinese «punsai» e significa vaso e albero. Furono proprio i cinesi i primi a miniaturizzare e a dare forme alle piante. Il Bonsai, oggetto di attenzione e fonte di meditazione «religiosa», è punto di riferimento per chi lo coltiva: gli comunica l’idea della perfezione e, richiedendo attente cure, induce la sua attenzione verso
il particolare. Per conservarsi in armonia e in equilibrio va osservato ogni giorno e quando si sviluppa va travasato per ridurre le radici e potato nei rami, nelle foglie.

Le tecniche per potarlo, per dargli le forme che in natura si devono al tempo e al vento, sono complesse e si rifanno alle scuole dei grandi maestri. Per saperne di più ci sono libri specializzati o corsi tenuti nei centri di Bonsai diffusi in molte città italiane. Luigi Crespi, esperto nonché vivaista di Bonsai, suggerisce di orientarsi verso due specie in contrasto: verde in tutte le stagioni l’una, dalle splendide e mutevoli colorazioni l’altra.

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Tra i sempreverdi, Pinus penthaphilla e Pinus thumbergii. Entrambi si prestano a essere «educati» avendo aghi corti e forma equilibrata. Hanno una linea eretta che meglio si sviluppa in un vaso stretto e alto: le misure dipendono dalla specie, dalle dimensioni della pianta e dalla forma desiderata.

Tra le caducifoglie, Chaenomeles e Acer palmata purpurea, l’acero a cinque punte che diventa rosso d’autunno. La forma allargata del primo e quella seminclinata «stile spazzato dal vento» del secondo si ottengono in un vaso esteso e poco profondo.

Qualunque sia la forma, il vaso deve avere fori di drenaggio: il ristagno dell’acqua danneggerebbe le radici. Per contro i Bonsai con la loro scarsa terra richiedono innaffiature regolari, quotidiane d’estate, non appena la terra risulta asciutta nelle altre stagioni.

Conviene nebulizzare la parte aerea e immergere il vaso in una bacinella con acqua a temperatura ambiente, togliendolo quando non affiorano più bollicine d’aria. I Bonsai vanno fertilizzati con concimi composti specifici. Le dosi dipendono da specie, dimensione, età della pianta e stagione.

Consigli pratici

Il giardino Zen è esposto a sud e sfrutta la pendenza del terreno per meglio evocare il paesaggio naturale. È realizzato con grosse pietre, scelte tra le più belle, di colore chiaro: molto adatte sono quelle alluvionali della Val d’Ossola. E tutt’intorno un manto di 15-20 centimetri di spessore di ghiaia calibrata: e cioè composta da sassolini dello stesso diametro.

1) Giardino Zen di tipo «secco» fotografato a Kyoto.
2) Chaenomeles. L’arte bonsai esalta le prerogative delle caducifoglie: i mutevoli colori delle foglie, il valore scultoreo di tronchi e rami spogli.
3) Pinus thumbergii, una specie a portamento eretto molto adatta a bonsai.
4) Pinus pentaphilla, una conifera che facilmente assume forme equilibrate.

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