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Turismo enogastronomico,  vini e cantina

Sicilia Patria del Marsala

VINI E CANTINA
I Romani chiamavano la Sicilia « gra­naio d’Italia », per la grande abbon­danza di frumento che essa produceva nei suoi campi solatii. Noi moderni, forse più appropriatamente, potrem­mo definirla « cantina d’Italia », per le molte qualità di vini che provengo­no dalle sue vigne. Non tutti sono però in grado di gu­stare i vini siciliani perché essi sono, per la maggior parte, forti e duri, cer­tamente non adatti a un bevitore im­preparato, che crollerebbe dopo qual­che bicchiere.

Per la verità in Sicilia vi sono anche vini di altro genere e possiamo dire che in questa terra generosa ciascuno può trovare il vino più adatto al suo gusto. Vi si producono infatti vini da pasto leggeri alle pendici dell’Etna, vi­ni bianchi più alcoolici nelle zone di Trapani e di Palermo, vini forti e densi nella provincia di Siracusa e so­prattutto celebri vini da dessert, come la Malvasia e il famosissimo Marsala. Un vino tipico siciliano, molto noto in tutta Italia è il Corvo, che si pro­duce in due diverse versioni: quello bianco, adatto per pesci e antipasti, va servito fresco, mentre quello rosso, in­dicato per arrosti, deve essere servito a una temperatura leggermente su­periore a quella ambientale (cioè a circa 20°).

Vi sono poi due qualità di Etna, una bianca adatta agli antipasti e l’al­tra rossa indicata per arrosti. Lo Zucco si produce in provincia di Palermo e può essere secco o abboc­cato. Il primo tipo è un grande vino da aperitivo da servirsi quasi ghiac­ciato; il secondo, morbido e fragrante, è un ottimo vino da dessert. Prima di parlare del principe dei vini siciliani, cioè del Marsala, ricordiamo ancora la Malvasia di Milazzo e il Pas­sito di Misilmeri, entrambi squisiti vi­ni da dessert o da fuori pasto. Parliamo ora finalmente del Marsala, che è senza dubbio il più noto dei vini siciliani. Non molti anni fa era an­cora di moda nelle famiglie servire in­sieme con la pasticceria minuta e con le torte casalinghe « un sorso di Marsala », come usava dire la padrona di casa.

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Ora si preferisce offrire una tazza di té o di caffè, oppure qualche altra bibita.

Tuttavia non sarebbe giusto dimenti­care il Marsala perché, oltre che come vino da dessert, esso viene normal­mente usato anche nella preparazio­ne di scaloppine, pasticcini vari, zabaioni, gelatine, spumoni. Inoltre il Marsala è considerato vino di regime e viene perciò prescritto dai medici negli esaurimenti e nelle convalescenze da lunghe malattie. La storia del Marsala ebbe inizio in un giorno del lontano 1773, quando un turista inglese, Sir John Woodhouse, giunto in Sicilia comprò una certa quantità di vino di Marsala con l’in­tenzione di spedirlo in Inghilterra. Per essere sicuro che il vino non si guastasse durante il viaggio per mare, Sir John ebbe l’idea di aggiungervi una piccola percentuale di alcool. Il Marsala, grazie a questa trovata, re­sistette benissimo al trasporto e, giun­to in Inghilterra, fu altamente apprez­zato, tanto da rivaleggiare con quelli che allora erano considerati i migliori vini da dessert, vale a dire quelli spa­gnoli e portoghesi.

Il Marsala proviene da diverse quali­tà di vitigni e cioè da uve cataratto, inzolia, grillo, catanese. Tali uve, ric­chissime di zucchero, dopo la fermen­tazione danno dei mosti da cui si ot­tengono vini grezzi molto alcoolici (dai 15° ai 17°). Essi passano poi negli stabilimenti industriali dove vengono lavorati (o « conciati », come si dice in gergo). Si aggiungono a questi vini dapprima il cosiddetto « sifone », cioè un mosto nel quale è stata immessa una forte quantità di alcool, che lo rende infermentescibile e poi il « cot­to », cioè un mosto grandemente con­centrato. La lavorazione si conclude infine con l’immissione di alcool etilico in diverse quantità a seconda del tipo di Marsala che si vuole ottenere. Il Marsala può essere infatti secco, abboccato o dolce.

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Il primo tipo viene generalmente usa­to come aperitivo e deve essere servito alla temperatura di 6°. Il Marsala abboccato è considerato un vino superiore da fuori pasto ed è ot­timo alla temperatura di 12°. Il  terzo  tipo  di  Marsala,  cioè  quello dolce, viene servito col dessert alla temperatura di 12°.

Vi sono poi alcuni tipi di Marsala speciali come quello all’uovo, gran­demente energetico, il Marsala-crema, il Marsala alla mandorla e altri. Non dimenticate infine un tipo particolare di Marsala, cioè il Marsala vergine. È prodotto con le stesse uve (cataratto, grillo, inzolia e catanese), ma non vie­ne sottoposto a nessuna lavorazione. Il Marsala vergine è un vino superio­re da pasto, dal sapore asciutto e gene­roso e con un forte tenore alcoolico (dai 15° ai 16°).

Ha un bel colore paglierino con rifles­si ambrati e un profumo delizioso. La zona di produzione del Marsala è piuttosto vasta e comprende i paesi di Campobello, Castelvetrano, Marsala, Mazara del Vallo in provincia di Tra­pani, Balestrate, Partinico, San Cipirello, San Giuseppe Iato, Terrasini Favarotta, Trappeto in provincia di Pa­lermo; Menfi e Sciacca in provincia di Agrigento.

Il Marsala è un vino adatto ai grandi invecchiamenti. Il suo colore è di un bel giallo ambrato tendente al matto­ne. Ha un delizioso bouquet di gi­nestra, di mandorla, di zagara e più spiccato di catrame. Questo delizioso vino deve essere ser­vito in bicchieri a stelo con calice di media grandezza.

Fra gli estimatori del Marsala ricor­diamo l’ammiraglio Orazio Nelson il quale prima della battaglia di Trafalgar in cui la flotta inglese da lui co­mandata ottenne una splendida vitto­ria sulla flotta francese, fece sostare le sue navi davanti al porto di Marsala e ordinò che fosse imbarcata una buo­na quantità di vino. Nell’imminenza della battaglia l’ammi­raglio fece distribuire a ciascun com­battente una certa dose di Marsala: il fatto poi che proprio gli Inglesi dopo aver bevuto il Marsala, abbiano vinto la battaglia, depone notevolmente a fa­vore della carica energetica che que­sto vino può dare.

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Venendo poi all’epoca gloriosa del no­stro Risorgimento non dimentichiamo che Garibaldi, il valoroso eroe dei due mondi, conobbe e apprezzò grandemen­te il Marsala durante la spedizione dei Mille. Tanto è vero che una marca di questo vino porta tuttora il suo nome.

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