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Erboristeria

La cura di primavera

Quando si deve parlare di piante medicinali, è inevitabile esser costretti a citare più sacerdoti; e, per non fare eccezione alla regola, citeremo l’interessante “cura di primavera” dell’abate J.Kunzlé.
Questa “cura” è indicatissima per le persone stanche, per quelle nervose, per i reumatizzanti, per i gottosi, i pletorici, i sofferenti di cuore e circolazione, gli stitici, le donne affette da cellulite, e chi più ne ha, più ne metta.

Il saggio abate avverte che coloro i quali potranno o vorranno andar personalmente a raccogliere gli ingredienti della “cura” godranno dei benefici supplementari d’una tonificante gita all’aria aperta. Sempre che, naturalmente, siano in grado di riconoscere le piante, e non corrano il rischio di raccogliere qualche varietà velenosissima, per sbaglio, che questo sarebbe un mezzo un po’ troppo radicale di far scomparire stanchezza e nervosismo.

Al momento giusto dell’anno, dice l’abate (però non dice qual è questo momento giusto), si tagliano dei rametti di tutte le piante spinose che si incontrano nelle siepi: rosa canina, more, crespino, rovi d’ogni genere. A questi, si aggiungeranno dei rametti di ribes rosso, di lampone, di abete, di faggio, di nocciolo, di quercia, di ciliegio, di larice, di frassino, di pioppo, ed eventualmente, se possibile, anche gemme di alberi da frutta.

Dobbiamo francamente ammettere che l’impresa è tutt’altro che facile, a meno di non effettuare la raccolta in un orto botanico. Comunque, una volta raccolto tutto quello che è sopra esposto ed elencato, lo si deve tritare accuratamente; il “trito”, mescolato con molta cura, deve essere conservato in un luogo fresco e aerato.
Ogni volta che si deve farne uso, prendere un pugno del “trito” e metterlo in 2 litri d’acqua; fatelo bollire qualche minuto, poi filtratelo.

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Per una “cura di primavera” seria ed efficace, l’abate consiglia di bere giornalmente, per un paio di settimane, un litro d’infuso.
L’abate Kunzlé consiglia anche caldamente d’associare alla cura per bocca dei bagni con essenza di pino. Ma, si dirà, come e dove si trova l’essenza di pino?
Facilissimo: si può seguire il metodo (elementare) di chiedere all’erborista un po’ di essenza di pino, e versarne qualche goccio nel bagno.
Oppure, si può procedere come segue:

— si raccolgono 500 grammi di gemme di pino; si mettono in un sacchetto; vi si versano sopra tre o quattro litri d’acqua bollente; si lascia in infusione dieci minuti o un quarto d’ora, in un recipiente chiuso (per evitare che l’essenza se ne vada).
Si toglie il sacchetto contenente le gemme, e si versa l’acqua dell’infusione nel bagno.
Questo metodo è indubbiamente alquanto più macchinoso, ma è senz’altro molto più economico del primo: specialmente se le gemme di pino ce le possiamo raccogliere da soli.

Articolo da La Cucina Mediterranea ALBERTO PERUZZO EDITORE

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