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Enografia,  vini e cantina

Marsala, il vino di Garibaldi

Marsala, il vino di Garibaldi

Vini, liquori & cioccolato

Di antichissima origine, probabilmente già conosciuto all’epoca dei navigatori Fenici, il Marsala assume notorietà internazionale quando, nel 1773, l’intraprendente mercante inglese John Woodhouse, partito da Liverpool e giunto a Marsala per fare acquisti, spedì in Inghilterra un carico di 70 “pipes”, grosse botti dalla capienza di 400 litri. Si trattava di vino Marsala “fortificato” con aggiunta di alcol da vino, al fine di affrontare un viaggio che sarebbe durato circa due mesi. 

E siccome quel vino siciliano ebbe un grande successo, proprio nella patria dei grandi intenditori del bere alto (agli inglesi si deve anche la scoperta dei pregi del cognac, del porto e dello sherry) ecco che anni dopo, Woodhouse costruisce a Marsala un proprio “baglio”, ossia una grande cantina.  

Tanto per fare un esempio del valore attribuito dagli inglesi al Marsala,  nel 1798 l’ammiraglio Orazio Nelson, alla vigilia della battaglia di  Abuckir contro i francesi, acquista  duemila ettolitri del grande vino per rinvigorire i suoi marinai.   

Ma i riconoscimenti al già celebre nettare siciliano non finiscono qui: l’albo d’oro del Marsala si arricchisce nel 1860 con un’altra firma illustre, quella dello scrittore Alessandro Dumas padre.   

Nel suo diario lo scrittore francese annotò, con un certo orgoglio, di aver brindato  con Garibaldi a  Palermo, levando  un calice di vecchio e nobile Marsala. In buona fede, Dumas  era convinto di  aver contribuito  all’ impresa dei  Mille , tant’ è che  si stabilì a Napoli fino al 1864. 

Quanto detto sopra non può mettere in sott’ordine la figura di un pioniere della statura di Vincenzo Florio , fondatore  della casa omonima : apre a Marsala  il suo “baglio” nel 1833 , avviando  un’attività destinata a rendere famoso il nome della sua famiglia.  

La  Florio è, tuttora, la più importante  fra le cantine siciliane, come dimostra la nutrita schiera di Marsala prodotti nelle varie tipologie e diffusi in tutto il mondo.   

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Vi fanno spicco i tre Marsala vergini:  Oro Baglio, Oro Terre Arse e Vecchio  Florio. Da non dimenticare, poi, la  versione del Marsala dedicata a  Giuseppe Garibaldi.  

All’ingresso  dello stabilimento Florio, aggiornato  all’ultimo grido enologico, è rimasta la targa marmorea che ricorda la  visita dell’eroe dei due mondi, avvenuta nel 1862.   

Altra azienda storica marsalese è la  Pellegrino, fondata da Paolo Pellegrino ne l 1880. Attualmente dispone di un complesso cantiniero di  prim’ordine, con capacità d i lavorazione di oltre 200 mila ettolitri di  vino.  

Nel suo repertorio fa spicco il  Marsala superiore riserva Ambra  Dom Pellegrino. Altri nomi di prestigio, specifici per la produzione  del Marsala di alta qualità , sono i seguenti: Baglio Hopps (Marsala superiore secco). De Bartoli Marco – Vecchio Samperi (Marsala superiore e Vecchio Samperi liquoroso). Cantine Rallo  (Marsala Vergine Soleras).   

I vari Marsala sono  classificati in base al colore (oro,  ambra e rubino), all’ invecchiamento (il  fine 1 anno, il superiore 2 anni, i l Vergine e/o Soleras 5 anni , lo stravecchio 10  anni).  

La gradazione alcolica minima varia da 17° a 18° . I Marsala di tipo oro sono ottenuti da uve bianche Grillo e Catarratto  (bianco comune e bianco lucido) mentre i l rubino deriva da uve a bacca rossa, Damaschino, Neretto Mascalese, Pignatello e Nero d’Avola.  

I n ogni tipologia si procede all’irrobustimento del Marsala con acquavite di vino e, se del caso, si aggiunge un piccolo quantitativo di mosto cotto.   

Ai giorni nostri, l’elaborazione dei  Marsala si è fatta talmente sapiente che qualsiasi tipologia, giovane o vecchia essa sia, dona alla beva una  immediata sensazione di freschezza.   

Certo, trattandosi di un vino speciale, va bevuto a piccoli sorsi e con  vigilata moderazione.  

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Siccome c’è molta affinità elettiva fra i due alimenti (anche il vino è un alimento, specie se si parla del corposo Marsala) si procede un passo  alla volta.   

Per esempio, con il cioccolato bianco e dolci associati, risulta ad hoc il Marsala fine, cioè il meno invecchiato.   

Invece, quando la famosissima “cassata” è arricchita da pezzi di cioccolato, oppure nel caso della cassata gelata al cioccolato, si sceglie il Marsala Vergine 0 Soleras. Ha 5 o più anni e sa di ginestra, mandorla e nocciola.  

E qui c’è lo spontaneo richiamo al cioccolato alle nocciole.    

Tutti i Marsala presentano  colore, profumo e sapore caratteristici. Quindi può essere un quiz piacevole e stimolante quello di studiare gli abbinamenti più consoni al dolce, al semifreddo  o al gelato da proporre a fine pranzo o nel corso di un party   

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