L’albero di Giuda
L’albero dì Giuda In giardino e sul terrazzo
Chiamato anche siliquastro, è la specie più nota di un genere che raccoglie piante di dimensioni contenute, con foglie eleganti e fiori che spuntano su tronco e rami
di SAMANTHA GAIARA in GARDENIA Mensile di fiori, piante, orti e giardini
All’improvviso si vestono di viola squillante, rosa conchiglia, rosso fuoco, bianco neve… Come per magia grappoli di delicati fiori a cinque petali, la cui disposizione ricorda le ali di una farfalla, sbocciano così numerosi dalla corteccia ruvida e scura di tronco e rami da nasconderla quasi del tutto. È un’esplosione di colore, quella dei Cercis, che incanta da fine marzo a fine aprile, momento in cui cominciano a comparire le foglie, tra il tondo e il cuoriforme. Inizialmente viola, diventano in seguito verde intenso, più o meno lucido a maturità, per virare a un giallo luminoso prima di cadere.
«Oltre a Cercis griffithii, che ha foglie verdi bordate di rosa, si comportano diversamente soltanto le chiome di Cercis canadensis ‘Hearts of Gold’ e ‘Foresi Pansy’», sottolinea Elisabetta Margheriti, che nel suo vivaio in provincia di Roma, coltiva una ricca collezione. «Nella prima varietà, infatti, le foglie sono di un bel giallo dorato per tutta la stagione, mentre nella seconda sono color vinaccia».
Appartenenti alla famiglia delle Caesalpiniaceae, i Cercis — il cui nome deriva dal greco kerkìs, navicella o spola, con riferimento alla forma dei frutti, larghi e appiattiti — contano sei-sette specie di arbusti e alberi decidui dalla chioma espansa, tra i quali il più noto è Cercis siliquastrum. Spontaneo in tutto il bacino del Mediterraneo, dove spesso si trova in associazione a ginestra, terebinto (Pistacia therebinthus), orniello (Fraxinus ornus) e Cotynus coggygria, è conosciuto con il nome comune di albero di Giuda, perché una leggenda medievale racconta che sotto di esso Giuda Iscariota tradì Gesù e più tardi, travolto dal rimorso, vi si impiccò.
«A differenza delle altre specie», continua Elisabetta Margheriti, «che raramente superano i 3 metri di altezza, il siliquastro è molto vigoroso e coltivato in piena terra può raggiungere i 6-7 metri. I suoi fiori sono rosa carico, ma è stata selezionata la forma albida: una nuvola candida che si materializza all’improvviso, con i primi tepori primaverili».
Sopra: un Cercis siliquastrum in piena fioritura. Albero alto 6-7 m, con fusto ramificato fin quasi dalla base, trova la sua collocazione migliore in giardini e parchi pubblici. I fiori (1) compaiono prima delle foglie e sono seguiti da numerosi legumi (2).
Bianchi sono anche Cercis canadensis alba, di origine nordamericana, e ‘Texas White’, varietà apprezzata per la fioritura particolarmente ricca. Per l’abbondanza di corolle è molto diffuso e coltivato anche Cercis chinensis ‘Avendale’, varietà fucsia che ha la particolarità di rifiorire nel corso dell’autunno, benché in modo meno vistoso che a primavera. Di un tenero rosa, sfumato di bianco all’estremità sono invece i fiori di ‘Rubye Atkinson’, mentre l’unica varietà rossa è ‘Appalachian Red’. Tra le rarità va citata ‘Lavender Twist’, che a un primo sguardo non sembrerebbe nemmeno appartenere a questo genere botanico, visto che i rami non crescono diritti verso il ciclo ma si piegano, ricadendo dolcemente.
«Qualunque sia il vostro Cercis preferito», aggiunge Elisabetta Margheriti, «il modo migliore per apprezzarlo è coltivarlo in giardino». È perfetto in piccoli gruppi di due o tre, dello stesso colore oppure di tonalità diverse, nell’angolo di un prato o a lato di un cancello. «Lo utilizzo anche per formare siepi “dinamiche e vive”, mai uguali a se stesse», aggiunge la vivaista, «con rami nudi d’inverno, fiori abbondanti in primavera, foglie che virano al giallo prima di cadere».
«Noi li coltiviamo in vaso», aggiunge Liviana Nifantani, dell’omonima azienda agricola piemontese. «Con l’eccezione del siliquastro, che è troppo vigoroso, vengono benissimo, a patto che li si concimi e innaffi con costanza». I Cercis infatti sono piante longeve a crescita lenta, con un apparato radicale contenuto, che può svilupparsi senza problemi anche in contenitore. Quest’ultimo, che va sostituito ogni due anni con uno di 2 o 3 centimetri più grande, una volta che la pianta è matura, dovrà misurare circa 50 centimetri di diametro.
Sono piuttosto sensibili alle malattie. In presenza di ristagni idrici vengono infatti attaccati da funghi che provocano marciumi radicali e cancri rameali. Possono inoltre essere preda di parassiti animali quali cocciniglie, presenti soprattutto sui rami, ragnetto rosso e Psilla sulle foglie.
Grazie alla buona resistenza all’inquinamento non è raro incontrare i Cercis in città. «A Milano lo si è utilizzato spesso, soprattutto in passato, per alberature stradali», ci dice Carlo Maria Marinoni, del Settore parchi e giardini del Comune di Milano. «Ma si è rivelata una pianta poco adatta a causa della forma irregolare, con ramificazioni fin quasi dalla base del tronco, che la rendono difficile da potare e gestire». Per questi motivi oggi in città i Cercis si piantano quasi esclusivamente nei parchi.
CHI SONO:
il genere Cercis comprende sei specie di alberi e arbusti decidui.
ORIGINE: il bacino del Mediterraneo e il Sud dell’Europa.
FOGLIE: alterne e intere, hanno lamina arrotondato-reniforme o cuoriforme.
FIORI: formati da cinque petali, bianchi, rosa o rossi secondo la specie e la varietà, compaiono prima delle foglie direttamente sui rami e sul tronco.
FRUTTI: legumi allungati e appiattiti, a maturazione sono di colore bruno.
CERCIS
Coltiviamoli così
Con i consigli di GIUSEPPE BOLOGNINI DELL’AZIENDA AGR. NIFANTANI LIVIANA _ DISEGNI DI LINDA PELLEGRINI
GIUSEPPE BOLOGNINI
Dal 1997 coltiva e vende, con la moglie Liviana Nifantani, arbusti rari o insoliti, ma facili da coltivare e molto rustici, adatti ai giardini e ai terrazzi del Nord.
CLIMA
I Cercis sopportano sia il freddo intenso (-15 °C, Zona 7) che il caldo, a patto che li si bagni adeguatamente.
ESPOSIZIONE
Soleggiata; possono vivere anche a mezz’ombra, ma tenderanno ad allungare i rami che risulteranno spogli.
TERRENO
Crescono in quasi tutti i tipi di terreno, prediligendo quelli di medio impasto, fertili e ben drenati. Meglio evitare, invece, quelli troppo umidi o argillosi.
CONCIMAZIONI
Sono indispensabili per i primi 4-5 anni dopo l’impianto. Al momento della messa a dimora, scavare una buca un po’ più ampia rispetto al pane di terra e sistemare sul fondo uno strato di stallatico maturo e uno di terra, quindi adagiarvi la zolla. In superfìcie distribuire invece, in primavera e in autunno, concime granulare a lenta cessione ricco di potassio (K).
IRRIGAZIONI
Innaffiare regolarmente nei primi anni dopo l’impianto, in seguito solo d’estate, lasciando il terreno asciutto per due o tre giorni tra un’irrigazione e l’altra.
Una volta adulti, i Cercis hanno scarse esigenze idriche e sopportano bene la siccità, mentre soffrono i ristagni idrici.
POTATURE
Anche se non è indispensabile, a fine inverno si può intervenire per dare alla pianta la forma desiderata. Bisogna invece eliminare sempre i rami secchi causati dal freddo.
MOLTIPLICAZIONE
Le varietà sono generalmente innestate e molto difficili da propagare.
Le specie invece si riproducono per seme. I semi vanno raccolti in novembre, quando i baccelli che li contengono sono ormai secchi, e conservati all’esterno in sabbia umida per tutto l’inverno. All’inizio della primavera, separare i semi dalla sabbia con l’aiuto di un setaccio, scegliere solo quelli più turgidi e seminarli a una profondità di 1 cm circa, in un miscuglio di torba e sabbia al 50 percento. Non tutti i semi germineranno, è consigliabile quindi affidarne al terreno molti: per esempio, in un vaso di 7 cm di diametro se ne possono mettere circa 20; quindi bagnare e coprire il vaso con un cellophane forato. Dopo un mese, una volta germinati, vanno diradati in modo da lasciare soltanto due piantine pervaso. L’anno successivo, quando la pianta sarà cresciuta a sufficienza, si potrà effettuare il trapianto in piena terra.