Parliamo un po’ del vino e della birra
II vino, che ha rappresentato sino dall’epoca preistorica (specie per le popolazioni del bacino mediterraneo) un « alimento integratore » di notevole importanza, è stato sottoposto nei primi decenni del secolo attuale (scorso) a un vero e proprio processo in piena regola. Sui risultati di tale processo è stato poi fondato (non del tutto serenamente) il movimento scientifico dell’antialcoolismo, che in alcuni paesi ha portato alla aberrazione del « proibizionismo ».
#AdvLE VIRTÙ DEL VINO
Ma, successivamente a questa fase demolitiva, si è verificata una revisione, che ha condotto a una più razionale impostazione del problema biologico-alimentare nei riguardi delle bevande alcooliche in generale, delle quali numerosi medici hanno studiato l’azione sull’uomo sano e su quello malato.
È nata così una branca particolare della terapia che si chiama, appunto, crioterapia, la quale si è occupata con successo delle applicazioni del vino e del succo d’uva nella dietetica delle malattie gastriche e intestinali, sia per il bambino che per l’adulto e il vecchio, nonché delle malattie dermatologiche, della gotta, della tubercolosi polmonare.
Oggi sappiamo che il vino deve essere considerato un alcool diluito, poco irritante per lo stomaco; il suo contenuto in vitamine (specialmente A e C), non è invece così rilevante, come in un primo tempo si era ammesso ed è facilmente deperibile. La sua azione sull’organismo si esplica anche e soprattutto, però, a opera di altri costituenti essenziali (sali minerali, fermenti, acidi organici e così via).
L’azione del vino sulle cellule viventi non è sempre favorevole: esso tuttavia, in proporzioni ridotte, non è mai veramente dannoso; per esempio, alcuni animali di laboratorio (come cavie, conigli, topi) ricevendone una razione giornaliera di circa trenta grammi crescono meglio di altri animali appartenenti alla stessa specie, che ne sono invece privati.
La somministrazione di vino all’uomo sano, in quantità minime o medie, determina un notevole aumento della forza muscolare.
A dosi deboli, il vino stimola le funzioni di alcune ghiandole endocrine (tiroide, surrenali, gonadi]; lo stesso fegato e il rene, che sono gli organi più sensibili all’azione dell’alcool, purché se ne regolino ragionevolmente le dosi somministrate, non risentono mai danni a causa del vino: per quanto riguarda il rene, anzi, è ben nota l’azione diuretica di alcuni vini.
L’azione del vino inoltre è elettiva sugli organi del tubo digerente: esso determina un aumento della salivazione e stimola la secrezione e la motilità dello stomaco.
Aggiunto a cibi poco tollerati o di difficile digestione, ne aumenta la tolleranza; accresce anche, infatti, la secrezione della bile e quella del succo pancreatico.
Il vino fa diminuire la quantità di zucchero presente nel sangue ed è quindi utile ai diabetici, purché a tratti di vino non dolce, naturalmente; fa poi aumentare il numero dei globuli bianchi (di qui i suoi vantaggi nella cura delle malattie infettive.
Potenzia in¬fine le resistenze dell’organismo contro i veleni stricnina, belladonna, tossici di serpenti). Nell’uso del vino pertanto la questione fondamentale verte sulle dosi: il grado alcoolico deve sempre essere inferiore al dieci per cento e la dose giornaliera non deve superare i cinque grammi per ogni chilo di peso della persona che ne beve.
IL VINO SI ADDICE AGLI ARTISTI
Sulle cellule nervose il vino ha una netta azione stimolante e ce lo testimoniano storicamente Beethoven. Schumann, De Musset, Verlaine, Carducci e tanti altri, tutti appassionati cultori di Bacco: pare che sotto l’azione del vino la poesia sia più triste e la musica più angosciosa.
Platone, Aristotele, Alessandro il Grande. Virgilio, Ovidio non erano certo astemi e ciò è confermato da alcuni passi delle loro opere o delle Imo biografie.
Per concludere, da una statistica delle scuole di Bordeaux risulta che gli allievi migliori sono quelli che bevono una moderata dose quotidiana di vino.
LE VIRTÙ DELLA BIRRA
Dopo aver trattato l’argomento del vino non possiamo ora tralasciare di parlare, sia pure brevemente, della birra e specialmente del suo alto valore alimentare: essa è infatti molto ricca di carboidrati.
È invece più povera di alcool rispetto al vino, ma ha il vantaggio di stimolare maggiormente lo stomaco per il suo notevole contenuto di acido carbonico naturale. Per il suo alto contenuto in sali di potassio, possiede azione diuretica e per il luppolo che contiene ha azione lievemente soporifera.
È la bevanda ideale per molti dispeptici e convalescenti che spesso la preferiscono al vino. La dose di birra in nessun caso deve però superare, per gli adulti, la quantità di un litro al giorno.
Prof. Pier Gildo Bianchì