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Fiori e Giardinaggio,  Florovivaismo

Le Orchidee

LE ORCHIDEE: PIANTE E FIORI ESOTICI IN CASA

L e strane e talvolta misteriose forme e colori dei fiori delle orchidee, i luoghi appartati dove naturalmente crescono, poteri magici e curativi loro attribuiti dalle popolazioni indigene hanno creato il mito dell’ orchidea .

Nelle foreste tropicali alcune specie assumono proporzioni veramente spettacolari per volume ma soprattutto per la grandissima profusione di fiori contemporaneamente sbocciati.
L a famiglia delle Orchidaceae è ricchissima di specie (oltre 10.000) alle quali si aggiungono u n numero rilevantissimo di varietà e di ibridi ottenuti dalla man o dell’uomo.

Non esistono piante annuali : le specie spontanee dei paesi freddi sono rustiche e le specie tropicali si caratterizzano a foglia persistente o decidua. Le orchidee si dividono anche in acauli ed in caulescenti; queste ultime sono provviste di un fusto erbaceo o frutescente ed anche scadente.

A questo gruppo appartengono, poi, tutte le orchidee provviste di pseudobulbi cioè di fusti anomali che si sono trasformati i n organi speciali di vari a forma e grossezza. Si chiamano orchidee monopodiali le specie che presentano un fusto che cresce indefinitamente con radici avventizie e le cu i infiorescenze si sviluppano sempre lateralmente alle ascelle fogliari (esempio tipico la Vanda caerulea).

Sono simpodiali le orchidee che in un ciclo vegetativo perfezionano sia il fusto che lo pseudobulbo ed
al termine della stasi vegetativa nasce un nuovo fusto alla base di quello dell’anno precedente.
A questa categoria appartengono le orchidee che producono delle infiorescenze laterali (come Oncidium, Dendrobium e molte altre) e le specie che si caratterizzano per le infiorescenze terminal i (come avviene nella Cattleya e nel Paphiopedilum).

L e radici aeree delle orchidee assolvono ad alcune funzioni delle foglie per la presenza di clorofilla .
Le orchidee terresti dispongono nella parte sotterranea di tubercoli depositi di sostanze nutritive . Le
foglie sono quasi sempre semplici a nervature parallele , persistenti o decidue.

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I fiori costituiscono o delle infiorescenze composite oppure sono solitari. Alcuni fiori sono profumati deliziosamente , altri emanano odori nauseabondi. Spesso i fiori sono di forma insolita e grottesca tanto da ricordare la mosca, l’ape, il ranocchio e così via .

Gli ibridi interspecifici costituiscono ulteriori stranezze ma il più delle volte si ottengono risultati ottimi sotto ogni riguardo (robustezza della pianta , grossezza dei fiori, colori nuovi , resistenza alle malattie, epoca di fioritura).

Tutte le specie di orchidee godono di un periodo di vegetazione ed uno di riposo o stasi vegetativa. Nel loro habitat questi periodi corrispondono alla stagione delle piogge (ciclo vegetativo) ed alla stagione siccitosa (stasi vegetativa).

Sono delle fasi che devono essere scrupolosamente rispettate per ottenere dei buoni risultati nelle coltivazioni ed ecco perché nelle note colturali di numerosi generi di piante trattati in quest’opera sono segnalate.

In altre parole anche per queste piante , esotiche, tropicali o di regioni fredde, avviene con l’alternanza delle stagioni quanto si verifica su un a comunissima pianta di pioppo; periodo vegetativo (marzo-ottobre) stasi invernale (novembre-febbraio).

È quindi assolutamente necessario conoscere l’andamento stagionale dell’habitat delle varie specie di
orchidee per cercare di ricreare con delle serre, riscaldate o fredde, a temperatura ed umidità interna regolabili, un ambiente il più possibile simile se non uguale a quello naturale in cui vivono tali piante.

I floricoltori specializzati nella coltivazione delle orchidee si valgono di serre speciali appositamente studiate per queste coltivazioni e dotate degli accorgimenti più sofisticati che la tecnica moderna oggi offre.

Per dare un’idea globale basti pensare che temperatura , aerazione, annaffiatura , fertirrigazioni, ombreggiatura, tutto è computerizzato e le varie operazioni accennate si compiono mediante impulsi elettronici ai vari organi meccanici.

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Con simili attrezzature è facile creare artificialmente l’ambiente adatto ad ogni specie di orchidea,
ma soprattutto creare l’ambiente sterile ed ermetico, a temperatura costante di 20-25 gradi in cui deve
avvenire la germinazione del seme di orchidea costituito da piccoli granelli simili a del polline.

Anche l’impollinazione artificiale è notevolmente facilitata sempre perché le condizioni ambientali
sono quasi ottimali per un a completa fecondazione dei fiori. Qui si opera con molta pazienza e delicatezza tramite un piccolo pennello a setole rigide per prelevare il polline dall’antera di un fiore per trasferirlo sullo stigma di u n altro fiore. In natura invece gli insetti ed alcuni piccoli uccelli (il colibrì) detti «pronubi » assolvono all’operazione di impollinazione .

I semi maturano , generalmente, dopo 12-14 mesi, ed ogni capsula – il frutto dell’orchidea – ne può
contenere a migliaia. I semi delle orchidee sono privi di endosperma cioè non contengono sostanze alimentari di riserva per nutrire la piantina quando è in fase di germogliazione.

Oggi la semina è molto facilitata perché si effettua su un terriccio speciale contenente tutti gli elementi nutritivi e si trova in commercio confezionato in barattoli. È una pratica comunque da lasciare agli specialisti; gli appassionati, in carenza di tutte le attrezzature di cui si è fatto cenno, ripiegano sul Vorchidearum, una piccola serretta casalinga che gode di tutte le caratteristiche ottimali per la semina e germinazione dei semi.

II metodo migliore e più sicuro per la moltiplicazione delle piante di orchidee rimane sempre la divisione o frazionamento dei cespi più folti e rimasti indisturbati da alcuni anni . Le parti divise si invasano subito in vasi di diametro idoneo impiegando un buon terriccio adatto a piante di orchidee.

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Abbiate molta cura di moltiplicar e solo soggetti sicuramente sani, soprattutto esenti da malattie crittogamiche, per evitare di diffonderle.

Per la coltivazione delle orchidee usate sempre dei contenitori adatti cioè vasi in terracotta con fori alle
pareti e sul fondo, panieri di vimini o costruiti con listelli di legno distanziati tra loro, mezzi vasi in
terracotta, contenitori comunque con drenaggio assicurato.

Le radici di alcune specie di orchidee aderiscono fortemente alle pareti interne del vaso; in occasione
di un rinvaso conviene rompere il vecchio contenitore per salvaguardare le radici ed immetterle nel nuovo vaso con terriccio fresco.

Nei panieri si coltivano generalmente le specie che ricadono sia con la vegetazione che con gli steli fiorali e si appendono in casa ed all’esterno in posizione poco soleggiata durante la bella stagione.

I fertilizzanti adatti per queste «piante difficili» è facile reperirli presso Garden Centers o negozi
specializzati; solitamente sono di rapida assimilazione e si somministrano unicamente durante il ciclo vegetativo delle piante.

L’acqua migliore per annaffiare è costituita da quella piovana, (però non raccolta in centri abitati), perché le orchidee non amano acque dure (calcaree) da usare sempre a temperatura ambiente, mai fredda.

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